ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

"Mio padre è morto per l’amianto. Mi hanno riconosciuto il vitalizio dopo una lunga battaglia legale"

Annalia Volterrani era quattordicenne quando suo padre Francesco è deceduto all’età di 52 anni "Secondo il ministero non ero a considerata a suo carico, ma io all’epoca andavo ancora scuola" .

"Mio padre è morto per l’amianto. Mi hanno riconosciuto il vitalizio dopo una lunga battaglia legale"

"Mio padre è morto per l’amianto. Mi hanno riconosciuto il vitalizio dopo una lunga battaglia legale"

La Corte di Appello di Firenze ha condannato il Ministero della Difesa a erogare un vitalizio mensile di 2 mila euro e 360 mila euro di arretrati ad Annalia Volterrani, orfana di Francesco, morto di microcitoma all’età di 52 anni a causa dell’esposizione all’amianto durante il suo servizio nella Marina Militare. Francesco Volterrani, originario di Pisa, ha lavorato per 32 anni, ed è stato esposto a diversi agenti cancerogeni sul posto di lavoro, tra cui le sottili fibre di amianto, nonché a campi elettromagnetici e radiazioni ionizzanti. È deceduto il 28 marzo 2000 a causa di microcitoma. Nel 2017, Francesco Volterrani è stato inserito nella lista delle vittime del dovere. Annalia, che aveva solo 14 anni al momento della morte del padre, è stata esclusa dal riconoscimento e ha quindi chiesto assistenza legale all’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Inizialmente, il tribunale ha confermato l’esclusione della donna, ora 38enne, dai benefici previsti per i figli delle vittime. La sentenza della Corte di Appello di Firenze ha ribaltato tale decisione e ha riconosciuto il diritto ad un assegno vitale insieme agli arretrati. "E’ il primo caso – ha commentato l’avvocato Bonanni -, nel quale il Ministero nega il diritto a un orfano minorenne e che costringe una persona che ha già subito una importante perdita ad adire le vie giudiziarie per il riconoscimento dei propri diritti".

Un iter giudiziario durato 10 anni, come ha vissuto questa battaglia?

"Sono stati anni lunghi con momenti di delusione, quando qualcosa è così evidente e viene rigettata, ci rimani male. Grazie all’avvocato Bonanni siamo andati avanti e abbiamo vinto una battaglia di diritto. In tutto questo ho imparato che non bisogna abbattersi o buttarsi subito giù, e che avere delle persone accanto, che ti spronano e ti trasmettono positività, anche nei momenti di sconforto è importante".

Anche suo padre era un uomo ottimista?

"Lo è sempre stato, tendeva a sdrammatizzare non dava peso alla malattia per non farci stare male, pensava di guarire invece purtroppo stava peggiorando, ricordo che ci tirava sempre su di morale cercava di nascondere la malattia".

Sapeva dell’amianto?

"Non lo so, quando tornava a casa non voleva parlare del lavoro, si levava la divisa e faceva il babbo, ho bei ricordi se ci penso vivo ancora tanta tristezza."

Come mai non è gli è stato riconosciuto il vitalizio?

"Secondo il ministero non ero a considerata a carico di mio padre, ma io avevo 14 anni quando successe, stavo finendo le scuole medie. Abbiamo dovuto presentare diversi documenti per dimostrare che andavo a scuola e non lavoravo".