Sarebbe potuta finire per lei molto male se fosse stata sola al cospetto del pregiudicato che, prima al telefono e poi di persona, l’ha minacciata e voleva picchiarla. Non è finita male solo perché la sorte benigna ha voluto che la donna, un medico pisano, non fosse da sola in ambulatorio quando il tossico si è presentato con tutte le peggiori intenzioni annunciate al telefono. Non è il primo e non sarà probabilmente l’ultimo episodio di violenza e minacce a un medico: per la categoria la misura è colma da tempo. Domenica, intorno alle 11, un uomo chiama alla guardia medica di Lucca per chiedere alla dottoressa di guardia di prescrivergli del metadone. La donna si rifiuta di farlo, anche perché non rientra nelle sue facoltà, l’uomo inizia così a insultarla e a minacciarla. "Mi faceva intendere che sarebbe venuto a picchiarmi", racconta la dottoressa che spaventata si rivolge subito al 112. "Parlando con la polizia ho appreso che l’uomo fosse un pregiudicato assai noto". Nessuno interviene sul momento. Nel frattempo però l’uomo mantiene la promessa e piomba alla guardia medica dove trova un collega della dottoressa che interviene mentre questo la minaccia urlando insulti con ferocia: "Sono salva grazie al mio collega. Perché – domandala donna - dobbiamo lavorare in un clima di perenne tensione e paura di aggressioni o ritorsioni? Vorremmo essere messi nelle condizioni di fare il nostro lavoro in serenità".
"Trovo abbastanza singolare - commenta la professionista - che non sia previsto, ad esempio, un numero diretto attraverso cui, noi pubblici ufficiali in servizio, possiamo contattare le forze dell’ordine. È singolare che i nostri ambulatori e le nostre sedi, in particolare di notte, non abbiano un presidio di sicurezza. All’estero è la norma: le guardie mediche hanno servizi di sicurezza; qui invece no". Un’altra criticità riguarda la struttura stessa delle sedi di guardia medica: "Non c’è nessun filtro e neanche vie di fuga – spiega la dottoressa -; per noi è impossibile capire chi viene e, nel caso in cui abbia cattive intenzioni, non possiamo neppure scappare per chiedere aiuto, perché nella maggior parte dei casi negli ambulatori non ci sono vie di fuga". L’episodio ha molto turbato il consiglio direttivo Continuità Assistenziale e il Consiglio Provinciale FIMMG (Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale) Pisa che ieri hanno espresso "solidarietà alla collega aggredita mentre svolgeva il proprio turno di guardia nella sede di Lucca". "Si tratta dell’ennesimo episodio di violenza ai danni di un medico di Continuità Assistenziale in servizio – ha detto Luca Puccetti, segretario provinciale di FIMMG Pisa -. Non è più accettabile continuare a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza e non si può aspettare che si verifichi il peggio per vedere un intervento concreto da parte dell’azienda sanitaria e delle autorità competenti. Occorrono urgentemente iniziative e percorsi condivisi volti a favorire la tutela di chi esercita la professione medica in continuità Assistenziale".
Eleonora Mancini