
L’investigatore lucchese Davide Cannella abbandona il caso Logli. E’ un altro fulmine a ciel sereno dopo che la vicenda della scomparsa di Roberta Ragusa è tornata prepotentemente sotto i riflettori da questa estate: prima per la determinazione di Antonio Logli di arrivare alla revisione del processo; poi per l’annuncio delle sue nozze con l’ex amante – oggi fidanzata – Sara Calzolaio. Il mistero di Gello e della mamma scomparsa nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2021 ha inondato, nei giorni scorsi, i salotti televisivi con la Calzolaio che ha rotto il silenzio e confidato che Logli – condannato a 20 anni per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie – le aveva chiesto la mano; con i figli di Logli, Alessia e Daniele, che si sono alternati negli studi per affermare ancora una volta la loro piena convinzione che il padre sia completamente innocente.
Ma cos’è successo nel team difensivo di Logli, nel quale c’è stato proprio di recente un nuovo cambio di legale (il caso è arrivato in mano all’avvocato Simone Ciro Giordano di Milano) al quale ha fatto seguito l’annuncio della collaborazione con uno degli investigatori privati più in vista? Davide Cannella si è occupato, e si sta occupando di grandi casi: dal mostro di Firenze alla strage di Erba fino alla morte di Elena Ceste, un’altra mamma che per la giustizia è stata uccisa dal marito. "Dopo un’attenta lettura degli atti del procedimento penale ho deciso irrevocabilmente, di rinunciare all’incarico che non era ancora “formalmente” perfezionato – spiega Cannella –. La documentazione è copiosa, i margini operativi per poter concretizzare l’ipotesi di istanza revisionale, secondo me, non ci sono. Non ho ravvisato alcun appiglio perché dal punto di vista procedurale il processo che ha visto l’imputato Logli condannato in modo definitivo non presenta lacune tecniche, o violazioni al diritto di difesa".
Ma ci sono anche altre ragioni?
"Sono abituato a lavorare nel silenzio, tutto questo polverone mediatico non è nel mio modo di operare. Mi piace poco la ribalta. Un investigatore opera nel riserbo più assoluto e quindi non ci sono neanche le condizioni per lavorare come vorrei".
Secondo lei, non ci sono speranze perché Logli possa avere un’altra opportunità?
"Vede, la condanna, alla fine, è stata sostanzialmente mite: poca prova, poca pena. Non si può escludere, in termini assoluti, che con un lavoro profondo il tentativo possa anche essere fatto. Ma ripeto, personalmente, non vedo margini, e quindi preferisco fare un passo indietro".
Carlo Baroni