
Maurizio
Marchi*
E’ contro i lavoratori chi - come i sindacati - vogliono mantenere la vecchia fabbrica
così com’è: inquinante e dissipatrice di risorse naturali.
A destare preoccupazione sono proprio i sindacati
della Rsu Solvay. Nessuno vuol chiudere la Solvay di
Rosignano, né a Londra né nella zona. La vogliamo ambientalizzare. Quanto all’affermazione di RSU “ Non
c’è alcun dubbio che i nostri effluenti siano sicuri” che dire sulle dichiarazioni ufficiali di Solvay al Registro
europeo delle emissioni che lo stabilimento, unico in Europa, scarica in mare ogni anno (dichiarazione
2017) quasi 4 tonn di arsenico, 141 kg di cadmio, quasi 4 tonn di cromo, quasi 2 tonn di rame, 60 kg di mercurio, 23 tonn di zinco, quasi 7 tonn di piombo, oltre ad altri metalli pesanti, e ben 890.000 tonn di
cloruri, cioè salgemma prezioso, quasi la metà di quello estratto dal sottosuolo volterrano con acqua dolce.
E che dire della nuova Aia a Solvay fino al 2034, senza prescrizioni di minore inquinamento marino.
Avevamo apprezzato le dichiarazioni del nuovo direttore Dugenetay ’sulla volontà di potenziare
la ricerca per produrre energia green, i processi di elettrolisi e quindi la produzione di idrogeno verde. Abbiamo presentato progetti associati alla produzione di idrogeno per il Pnrr e stiamo aspettando risposte. Stiamo lavorando a progetti di potenziamento per sfruttare energia solare ed eolica con l’obiettivo di avere
soluzioni energetiche senza emissioni. In Francia abbiamo portato avanti un piano di investimenti di tre
anni e a Rosignano contiamo di completare la transizione energetica entro il 2026’.
Passare dalla combustione del metano per produrre energia elettrica a Rosignano all’idrogeno sarebbe un
passo avanti notevolissimo per azzerare l’inquinamento atmosferico e per liberarci dal gas russo ed africano. Ovviamente aspettiamo i fatti, dopo gli annunci. Sarebbe il caso che anche le Rsu si impegnassero in questo senso.
* Medicina Democratica