
Un abbraccio collettivo può annullare 1.700 chilometri di distanza, una bandiera bianca e rossa pur senza verde e una lingua incomprensibile ai più? Chiedete a Klaus ed Henrik, "nati" oggi a Pisa. Un atto burocratico giunto (con orgoglio) adesso, pur con un tris di decenni di scarto rispetto al sentimento popolare. Il sindaco di Pisa Michele Conti ha infatti conferito ieri in Comune la cittadinanza onoraria ai danesi Klaus Berggreen e Henrik Larsen, calciatori del Pisa Sporting Club negli anni d’oro dell’Era Anconetani. Gli anni di chi oggi ha la barba bianca, il capello un poco più grigio, ma una memoria ferrea di quel pallone e quella maglia. "Le memoria – sottolinea il sindaco Michele Conti – di una città che intorno al pallone si riunì davvero, forse come non mai. L’Era Anconetani portò un’intera città ad impazzire per il pallone. Tanto affetto e riconoscenza che ora tributiamo anche a Klaus ed Henrik che hanno fatto parte di una squadra che ha regalato tante gioie sportive ai tifosi nerazzurri".
Klaus è più spigliato, con l’italiano se la cava alla grande: "A Pisa – racconta – ho vinto la mia Champions League, quella Mitropa Cup che ancora oggi mi dà tanto orgoglio. E’ un giorno fantastico per me. Questa cerimonia è un grande onore". Larsen con la nostra lingua va meno d’accordo ma se la cava: "Sono senza parole – dice – e particolarmente emozionato".
Applausi e strette di mano. In sala, con loro, anche l’intera squadra danese del Lyngby vincitrice nel 1990 della coppa nazionale che segue come può i vari interventi ma partecipa col sorriso. "Siamo particolarmente orgogliosi di vivere questa giornata di festa - interviene il vicesindaco Raffaele Latrofa -. Una grande emozione per le persone della nostra generazione che hanno vissuto da vicino l’epopea di quel Pisa che ha vinto i trofei delle Mitropa Cup, aggiudicandosi anche la bellissima edizione che si tenne a Pisa con un’organizzazione per l’epoca avveniristica, in cui la città con tutte le sue componenti si dimostrò all’altezza dell’alto livello raggiunto, come speriamo e pensiamo di poter continuare a essere anche nel futuro". Adolfo Anconetani, figlio di Romeo, racconta aneddoti buffi e curiosi "come quella volta che andammo a seguire Beergreen fino in Lapponia". Fabio Vasarelli dell’associazione "Cento" ripercorre le gesta sul campo dei due danesi.
Testimoni di un calcio del tutto diverso da quello di oggi, dove la parola "romantico" non era ancora stata sostituita da "azienda". Inutile malinconia di fronte a logiche mondiali profondamente cambiate.