
Pisa, 16 marzo 2021 - In Tunisia, per uno di loro, sono già stati fatti due gradi di giudizio e la condanna finale è, si apprende, è di otto anni di carcere. Per un secondo il processo è ancora in corso. Procedimenti che si baserebbero sulle indagini fatte in Italia e per le quali sono stati tutti assolti.
E’ lo strano caso caso giudiziario dei quattro extracomunitari – difesi dagli avvocati Sara Baldini e Massimo Parenti – arrestati, messi al 41bis, processati e assolti a con l’accusa di essere fiancheggiatori dell’Isis a Pisa: furono i giudici di Torino, più di un anno fa, a smontare alla radice l’accusa che voleva i quattro gli ultimi rimasti di una cellula terroristica sotto la Torre e che, con la copertura dell’iscrizione all’ateneo e l’immagine dei profughi della Primavera araba, nascondevamo il vero volto di discepoli dell’Isis. Si tratta di Bilel Tebini, (31 anni), Afli Nafaa, (29anni), Bilel Mejri (28anni) e Marwen Ben Saad (32 anni) che è quello già colpito da condanna in Tunisia.
Mentre per Afli Nafaa il processo sarebbe ancora in corso. L’autorità giudiziaria del Paese nordafricano, si apprende, infatti aveva aperto un fascicolo sulla base, appunto, dell’indagine in Italia. In tre hanno già ottenuto l’asilo politico nel nostro Paese (un quarto, Ben Saad, è ancora in attesa dell’udienza) e, dopo mesi, hanno lasciato i centri di accoglienza. Ma su tutti – anche se il fascicolo in Tunisia sarebbe stato aperto solo per due posizioni – pende ancora una spada di Damocle: se dovessero far rientro nel proprio Paese a vario titolo rischiano di finire in manette.
Carlo Baroni