Una professione che "non attrae più". Daniele Carbocci, infermiere e segretario provinciale Nursind, da tempo lancia l’allarme.
Gli iscritti sono in calo?
"E’ così ovunque. E bisogna considerare anche che in tanti provano Infermieristica perché non sono riusciti a entrare altrove oppure lasciano, gli abbandoni si verificano già dopo l’inizio del tirocinio - che per noi è a gennaio del primo anno di corso - con i turni si rendono conto già di che cosa significa".
Perché è un mestiere che non viene più scelto?
"Lo stipendio non adeguato, considerate le responsabilità e i turni improponibili, è la prima causa. Il gioco non vale la candela".
Ma ci sono anche altre concause?
"Le aggressioni, come sappiamo bene, e i processi per richieste di risarcimento in cui vengono coinvolti gli infermieri. Ormai ci sono interi reparti a giudizio per pazienti che muoiono o contraggono infezioni: la maggioranza dei casi finiscono poi con un buco nell’acqua, un’archiviazione, ma intanto stanno anni sotto pressione".
Soluzioni?
"Pagare di più, di sicuro. Chi trova un’alternativa scappa. E’ un cane che si morde la coda. Ci sono pochi infermieri, quei pochi devono affrontare turni impossibili. In un anno riusciamo a fare i 15 giorni di ferie garantiti, punto. Se a questo si uniscono le aggressioni continue e le responsabilità...".
Ci sono differenze tra uomini e donne?
"La grande maggioranza degli infermieri è donna con carichi ovunque, sul lavoro e a casa".
Le mosse da fare?
"In questi giorni stiamo lavorando per ottenere incentivi. Sono anni che stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni su questo tema ma evidentemente non c’è più sordo di chi non vuol sentire. Il rischio è che non si trovino più infermieri con un sistema che è vicino al collasso".
An. Cas.