Il Nobel per la Medicina "parla" anche pisano

Il professor Ferruccio Bonino ha collaborato per anni negli studi sull’epatite C con il collega britannico Michael Houghton, insignito del riconoscimento

Migration

Il Nobel per la medicina "parla" anche pisano. Perchè il professor Ferruccio Bonino, professore ordinario di gastroenterologia a Pisa (ora in pensione), e i suoi collaboratori hanno contribuito ai lavori dello scienziato britannico Michael Houghton e degli americani Harvey J. Alter e Charles M. Rice insigniti del massimo riconoscimento, per la scoperta e caratterizzazione del virus dell’epatite C e delle metodiche di laboratorio per la diagnosi della malattia. Già dal 1979 Bonino era alla sezione dell’epatite del National lnstitute of Allergy in Maryland. Negli anni ’80 ha collaborato strettamente Michael Houghton, ricorda, in particolare organizzando "il lavoro di raccolta dei sieri di riferimento da pazienti con epatite allora definita Non A Non B in Italia". Sino al 1989 infatti l’epatite C veniva chiamata, appunto, "epatite non A non B", sottolinea il professor Bonino. Ai tre Nobel, e ai loro collaboratori, va il merito fondamentale di aver prima con Harvey J. Alter identificato in pazienti con epatite Non A Non B acuta i giusti inoculi infettivi di riferimento per gli esperimenti di trasmissione negli scimpanzè, che hanno permesso a Michael Houghton e il suo gruppo di arrivare all’isolamento del primo clone virale e poi all’identificazione e caratterizzazione del virus e degli antigeni virali target della risposta immune anticorpale. In seguito Charles M. Rice ha identificato il meccanismo di replicazione virale che è stato basilare per lo sviluppo dei farmaci antivirali che ora curano la malattia che stata finora una della principali cause di cirrosi e tumore del fegato assieme all’epatite B e D. Partendo dalle scoperte dei tre Nobel, oggi grazie al loro importante contributo, l’epatite C non fa più paura.

Un’attività di ricerca combinata alla quale sono giunti contributi su specifici segmenti, anche da studi e ricerche di luminari italiani, come il professor Bonino, con alle spalle altre pubblicazioni e scoperte molto importanti (virus dell’epatite Delta con il professor Mario Rizzetto, e virus dell’epatite B HBeAg negativa con la professoressa Maurizia R. Brunetto). La sfida scientifica sull’epatite C – avverte il medico – " sarà definitivamente vinta con il vaccino". Altro fronte che vede ancora impegnato il professor Bonino sempre in collaborazione con il professor Houghton: "I farmaci che abbiamo oggi guariscono la malattia, ma non danno l’immunità, non impediscono le re-infezioni – spiega –: nei soggetti a rischio sarebbe utile avere il vaccino. Lo studio è in atto e siamo alla fase due; ci stiamo lavorando, pur con i tempi che consente una ricerca che deve fare i conti, purtroppo, solo con fondi pubblici. Il giusto clamore suscitato dal Nobel deve richiamare l’attenzione di tutti i medici sull’imperdibile opportunità di cura dell’epatite cronica C che decorre asintomatica e misconosciuta in molti soggetti. Sull’identificazione di tali soggetti hanno un ruolo fondamentale i medici di medicina generale coinvolti nel progetto per il controllo dell’epatite cronica C, lanciato dalla Regione nel 2018".

Carlo Baroni