
di Antonia Casini
PISA
Il rosso è il suo colore. E, legato a un colore, c’è un suo progetto "la sedia rossa" con cui ha ritratto persone famose, e non, cogliendo la loro essenza. Nicola Ughi è fotografo con studio a Pontasserchio.
La passione di una vita.
"Fin da piccolo ho sempre amato fotografare le persone e le loro storie. Nel 2006 ho frequentato il master in fotoreportage alla John Kaverdash di Milano".
I soggetti?
"Scatto prevalentemente foto corporate per clienti come aziende e istituzioni pubbliche e private. Amo i ritratti".
Quando e come è nata "la sedia rossa"?
"E’ un’idea inaugurata nel 2017 per gioco. Anche all’interno dei reportage industriali spesso faccio ritratti. Un’agenzia di comunicazione milanese mi ha definito ‘specializzato in esseri umani’. Ma mi serviva un fil rouge. Passavo da ponte di Mezzo e, abbassando lo sguardo, ho visto una canoa con remi rossi. Era un periodo in cui ero affascinato da quel colore che esce fuori dall’immagine. A casa di mia madre ho preso una sedia e l’ho dipinta di rosso".
Perché proprio la sedia: è un simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne?
"No. Volevo fare ritratti statici. Ognuno la interpreta a modo suo. Mosca rimase in piedi, come Toscani... il fotografo è un mezzo. Ogni 25 novembre, però, posto la foto di una donna".
E poi?
"Ho scritto un post sui social: ‘chi vuole venire a fare un ritratto sulla sedia rossa?’ Mia cugina di Livorno fu la prima: ha ricevuto in poche ore 200 like, non per merito mio ma perché è bella lei (sorride)".
Non solo cittadini.
"Un mio caro amico, Tommaso Casigliani (che ha realizzato il video ‘I love Pisa’), mi ha chiesto, ‘perché non fai un po’ di ritratti di vip?’. Pensavo che sarebbe stato difficile, invece...".
L’ultimo è quello a Fabio Volo alla libreria Ghibellina, ma ce ne sono stati anche altri.
"Pippo Baudo, Simone Cristicchi, Gene Gnocchi...".
E durante il lockdown?
"Carlotta Vegni e Giorgio Tartaro, relatore alla Biennale di Pisa, mi hanno suggerito: ‘Facciamo ritratti da remoto legati all’architettura’. Ne sono nati 50: in videochiamata facevo l’inquadratura, poi elaboravo lo scatto".
Com’è Pontasserchio?
"Sono pisano e abito a Pisa. Ma a Pontasserchio ho i miei e uno spazio adatto. Ne ho approfittato per stare un po’ con loro. Quando lavoro qui ho una grande tranquillità".