REDAZIONE PISA

Il Demanio assegna il teatro Rossi ai sardi di Gds Art Management

Insorge Diritti in Comune "Regalato per duemila euro al mese: vanificate ancora una volta le istanze dei pisani"

Il Demanio assegna il teatro Rossi ai sardi di Gds Art Management

La gara chiusa, spalanca le proteste. "Nuova vita per il Teatro Rossi? Per nulla. Centro destra cittadino, centro sinistra regionale e provinciale hanno di nuovo vanificato le istanze della città con il demanio che regala un teatro per 2mila euro al mese". Sono i primi commenti a caldo dopo che la lista civica Diritti in Comune ha reso noto che l’Agenzia del demanio ha assegnato il Teatro Rossi (chiuso nell’anno pandemico 2021) alla Gds Art Management di Guglielmo De Stasio, una società sarda. In gara c’era solo un altro soggetto, la Compagnia dei Cenci. Sarà dunque la società di Guglielmo De Stasio a gestire il Teatro Rossi di Pisa per i prossimi 30 anni "pagando allo Stato duemila euro il mese, a dimostrazione che siamo davanti ad una grandissima occasione persa in cui le istituzioni pubbliche, Comune in primis, si sono sottratte alle proprie responsabilità confermando come i beni culturali e la cultura non siano in alcun modo una priorità" dice Francesco Auletta di Diritti in Comune. Questo bando segue a quello di luglio che andò deserto.

"Il Demanio si era rivolto alle istituzioni locali per sondarne disponibilità e interesse. Comune e Provincia avevano risposto entrambi la stessa cosa: no. Da qui la decisione di procedere alla gara, andata prima deserta e poi assegnata nei giorni scorsi": continua il consigliere comunale. La storia del Teatro Rossi è travagliatissima, una sorta di figlio di un dio minore tant’è che nel 1966 subì l’onta di essere un blasonatissimo deposito di bici e scooter sequestrati. Dal 2012 al 2020, però il Teatro Rossi con l’associazione "Teatro Rossi aperto" ha ospitato oltre 600 eventi tra spettacoli teatrali, concerti, danze, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri, installazioni, mostre. A nulla sono valse le oltre 3200 firme raccolte dall’associazione che lo teneva in vita; tra quei firmatari ci sono Salvatore Settis, il prof Maurizio Iacono, il regista Rohan Johnson, il professor Adriano Prosperi.

"Chiunque prenderà questo luogo non può far finta che tutto questo non ci sia stato – dice Ilaria Distante attrice di tetaro, pisana e tra le ispiratrici dell’associazione-. Nei quasi dieci anni che è durata la residenza del Teatro Rossi ci siamo ispirati ad esempi nobili. Le istituzioni sono sorde e mute. Come un numero verde che puoi sempre chiamare e non ti risponde mai. Io sono particolarmente coinvolta perché l’idea di fare Teatro nella vita in me si è rafforzata anche entrando in quel Teatro affianco a casa di mia madre, una miniera di ricordi sempre disponibile, una macchina del tempo magica lì a un piccolo salto. Troviamo i soldi per armi ed ancora altri armamenti, non li troviamo per un Teatro che è veramente nostro, una nostra idea".

Carlo Venturini