Cavaliere della Repubblica ma senza cittadinanza

La st oria di Fatima, brillante studentessa del Sant’Anna nominata da Mattarella "Mi sento italiana a tutti gli effetti, ma per ora mi mancano i requisiti economici"

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«Restituzione» . Fatima Zahra El Maliani, 22 anni, studentessa del corso magistrale in International Security Studies della Scuola Superiore Sant’Anna (congiunta con l'Università di Trento), definisce così il suo impegno assiduo al doposcuola dell’Unicef "Casa Arcobaleno" nel quartiere multietnico di Porta Palazzo a Torino. Un’attitivà portata avanti soprattutto negli anni complessi del Covid, che le è valsa la nomina a Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. La 22enne, marocchina di nascita, torinese doc, e da settembre pisana d’adozione, ha ottenuto uno dei riconoscimenti più prestigiosi del nostro paese, ma purtroppo cozza in modo evidente con il suo status: Fatima non ha la cittadinanza italiana. La sua storia inizia in Marocco, la mamma di Fatima abbandona il paese in cerca di un futuro migliore per le sue figlie, troverà a Torino lavoro come colf. A quel punto Fatima (a quell’epoca aveva solo 2 anni), insieme alla sorella maggiore e alla nonna iniziano un viaggio della speranza per raggiungere la mamma in Italia. Come tanti altri immigrati sono costretti a raggiungere l’Europa per vie illegali.

«Mia nonna mi racconta spesso un episodio che si ricorda ancora: i controlli di frontiera, i cani che abbaiavano e noi che cercavamo di trattenere le lacrime per paura di essere scoperte, strette nel retro del furgone". A Torino, Fatima e sua sorella troveranno nel doposcuola Sermig "non solo un luogo con volontari impegnati nell’aiuto compiti, ma uno spazio di gioco, comprensione, amicizia e uguaglianza. Sarò sempre riconoscente a tutti i volontari che ci hanno aiutato e a mia madre che ha compreso, nonostante il suo background, l’importanza di studiare. Si è sempre sacrificata in modo che noi potessimo avere un futuro migliore". Con il passare degli anni "ho deciso di restituire ad altri bambini tutto l’amore che ho ricevuto da piccola diventando volontaria di un doposcuola. La motivazione tra i volontari è forte. Siamo partiti nel 2019 con solo 7 iscritti, oggi sono aumentati a dismisura".

E’ un’emergenza sociale che sul territorio ha trovato risposta nella società civile che opera da cerniera laddove le istituzioni fanno fatica ad arrivare. "Abbiamo mantenuto il servizio attivo anche nei momenti più critici della pandemia, online o in presenza (con tutte le misure del caso), supportando così le famiglie più fragili". Nel frattempo, Fatima ha proseguito gli studi, nonostante le difficoltà legate alla cittadinanza che ancora non c’è. "Mi sento italiana, ma finché non dimostrerò una stabilità economica non potrò ottenerla". L’eccezionalità del caso di Fatima è un paradosso che ci impone una riflessione: "Qual è la differenza tra Fatima e Giulia?".