"Denuncia figlio: donna 77enne con Parkinson e calcolo renale su barella Pronto Soccorso da 16 ore a Pisa"

Una donna di 77 anni con morbo di Parkinson e calcolo renale di due centimetri è rimasta su una barella del Pronto soccorso per più di 16 ore a Pisa. Il figlio denuncia la situazione critica, evidenziando la carenza di posti letto e la necessità di un trattamento adeguato per la madre.

Una donna di 77 anni con morbo di Parkinson e calcolo renale di due centimetri è rimasta su una barella del Pronto soccorso per più di 16 ore a Pisa. Il figlio denuncia la situazione critica, evidenziando la carenza di posti letto e la necessità di un trattamento adeguato per la madre.

Una donna di 77 anni con morbo di Parkinson e calcolo renale di due centimetri, è su una barella da più di 16 ore in un corridoio del Pronto soccorso. Lo denuncia il figlio che, sgomento ed arrabbiato, racconta una "cronistoria" che sarebbe surreale se non fosse di cruda realtà e termometro di una sanità che boccheggia. "La scorsa settimana porto mia madre al pronto soccorso perché accusava forti dolori addominali subito sotto la cassa toracica. La rimandano a casa dicendo che si dovrebbe trattare di una micro frattura ad una costola che si è procurata forse appoggiandosi alla sedia a rotelle". La diagnosi di dimissioni non convince il figlio. E purtroppo, il brutto presentimento si manifesta martedì sera; la donna ha la febbre a 40 e lamenta sempre dolore nella stessa identica zona. Altra corsa al Prono soccorso. "Fanno finalmente una Tac a mia madre e si scopre che ha un calcolo di due centimetri ed una parte di esso, le occlude l’uretra impedendole di urinare. Ecco spiegata la febbre – dice il figlio –. Non penso che in meno di una settimana si sia formato un calcolo di due centimetri. Forse la Tac avrebbero dovuto farla la scorsa settimana". Il punto però, non è questo perché la donna è un malato fragile in quanto affetta da Parkinson da dieci anni. "Il punto è che un malato del genere non può stare su una lettiga, una barella. Ha tremori e crampi. Ci vuole un letto non una lettiga". Il figlio fa presente lo stato di salute complessivo della madre al personale sanitario e dichiara: "Tutti gentilissimi. Non posso dire nulla. Ma mi ripetevano in continuo che non ci sono letti ad Urologia. Ma non mi interessa di Urologia, dateci un letto. Se la ricoverate in un altro reparto, basta che lei, mia madre, abbia un letto, un banale letto, non ha bisogno per ora di un reparto". Il figlio ha scritto a La Nazione alle 14.50 di mercoledì, e la madre era ancora su una lettiga dalle 22 del martedì. A Pisa in questi giorni si rincorrono gli eventi sull’intelligenza artificiale al servizio della sanità. Forse, bisogna ripartire più prosaicamente da posti letto in reparto, lenzuola e cuscini.

Carlo Venturini