
Il formidabile E-Team dell’Università di Pisa con la vettura già pronta
C’è un piccolo locale, a pochi passi dalla Stazione di Pisa. Chi volesse mettere l’indirizzo sul navigatore, è pregato di digitare via Sant’Agostino. Al civico 120, si può scorgere un via vai di ragazzi e ragazze carichi di attrezzi e pacchi di ogni sorta.
È questo il quartier generale – o, come la chiamano loro, semplicemente l’officina – dell’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa, la "Formula Uno" degli studenti. Partecipano a questo progetto circa 120 ragazzi, che in queste ore stanno organizzando il viaggio verso il kartodromo di Castelo Branco, in Portogallo, dove si terrà il primo appuntamento della stagione. Maria Gabriella Palomba, la nuova team leader, si muove con attenzione tra cavi e attrezzi.
"Che cosa stiamo facendo? Stiamo caricando i nostri furgoni con tutto l’occorrente per affrontare il viaggio. Ma effettuiamo i controlli tecnici sulla macchina, necessari per la validazione in gara, e simuliamo i test statici: dalla prova di design, alle scelte tecniche adottate durante l’anno, fino al Cost Report e al Business Plan. I ragazzi si preparano anche come veri e propri studenti ad affrontare eventuali domande relative alla produzione e alla manifattura delle componenti, che devono rispettare in tutto e per tutto il regolamento della competizione". L’atmosfera è familiare e operosa: ognuno è concentrato sul proprio compito, tra le ultime riunioni e la logistica.
Al centro dell’officina – circondata da giovani ingegneri che ne controllano per l’ultima volta la batteria elettrica con i loro computer, montando e smontando componenti con precisione – ecco la "ET-17", la nuova monoposto dell’E-Team. Accanto a lei, ordinatamente disposti, si notano i componenti testati in galleria del vento con i rispettivi stampi e il simulatore utilizzato per le prove virtuali. "Come ogni vettura dell’E-Team, anche questa ha richiesto nove mesi di lavoro per prendere forma", racconta Palomba. "A inizio settembre formiamo la nuova squadra e, passo dopo passo, si creano i vari settori. Ci iscriviamo alle gare, avviamo la produzione, passiamo all’assemblaggio e poi ai test in pista. È un percorso lungo, ma ogni fase è fondamentale". "Abbiamo completamente ridisegnato il monoscocca in fibra di carbonioe la batteria – spiega con orgoglio –, utilizzando una tecnologia più avanzata rispetto a quella dello scorso anno".
Ma la prima gara, ammette, sarà sempre la più impegnativa e anche la più emozionante. "È generalmente proprio in questa competizione – ammette – che emergono i problemi e si comincia a risolverli. Ma siamo fiduciosi. L’anno scorso i risultati sono maturati strada facendo, lavorando a fondo sulla vettura. Ora bisogna rodare ET-17, proprio come abbiamo fatto con ET-16". "Quello che conta davvero è che il progetto venga valutato bene, e che possa diventare una base solida da cui ripartire anche nelle prossime stagioni". Così ET-17 non è solo una monoposto, ma un’idea che corre: sogno, fatica e passione, scolpiti nel carbonio e nella giovinezza.
Giulia De Ieso