
Dalla cima dei grattacieli ai tetti dei treni. Le sfide estreme a colpi di selfie ora hanno un nuovo nome: “Train surfing”. La moda di “cavalcare” un convoglio per postare poi le immagini sui social. Il fenomeno coinvolge in prima persona i più giovani che da protagonisti di un’impresa, ai loro occhi epica, si ritrovano a mettere a repentaglio la loro stessa incolumità. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Simona Cotroneo.
Cosa si nasconde dietro a questi “giochi” spericolati?
"L’attrazione per il pericolo che contraddistingue proprio la fase adolescenziale, ma anche l’esibizionismo che trova la sua massima espressione nell’utilizzo smisurato dei social network. Un gesto eclatante immortalato in uno scatto da condividere con i propri followers nasce dalla fame di essere visti dagli altri. Un’esigenza talmente pressante che minimizza il rischio".
Qual è il ruolo del gruppo in questi casi?
"’In età evolutiva nulla è individuale’ scriveva il padre della moderna neuropsichiatria infantile, Giovanni Bollea. L’adolescente è condizionato dal gruppo nel quale tende a riconoscersi, ma al contempo prova ad emergere mettendosi alla prova. Competizione, esibizionismo e affermazione di sé sono i principali elementi che muovono le fila di certi comportamenti".
Perché condividere una foto così estrema?
"Un certo utilizzo dei social può essere sintomo di insicurezza. Dietro ad un like, l’adolescente ricerca un senso di piacere che scaturisce dalla gratificazione e in molti casi si trasforma in una dipendenza. Questo è un campanello dall’allarme da non sottovalutare. Come uscirne? Qualche giorno fa, un ragazzo mi ha confessato che lo sport gli ha salvato la vita. Tornare a praticare uno sport oppure coltivare un interesse possono rappresentare la via d’uscita".
Cosa possono fare i genitori? "Ascoltare i bisogni dei propri ragazzi e intraprendere un dialogo attivo cercando di entrare in contatto con i loro bisogni, paure, ma anche aspirazioni. Una comunicazione sana può aiutarli a ritrovare la strada, anche nei momenti più difficili".
Ilaria Vallerini