ANTONIA CASINI
Cronaca

Chiara Ribechini si sentì male per colpa del pane: "Ecco perché è morta”

Le motivazioni del giudice sul decesso della 24enne per choc anafilattico attraverso le parole dei genitori che hanno fondato un’associazione

Chiara Ribechini

Pisa, 20 ottobre 2023 – L’importanza della "conoscenza" in tema di allergie fa la differenza tra la vita e la morte. E’ anche in queste parole la spiegazione della decisione del giudice Domenico Rocco Vatrano che il 29 settembre scorso ha condannato a un anno la titolare del ristorante (Rita Astinenti di San Miniato) dove Chiara Ribechini, 24enne cascinese allergica al latte e alle uova, aveva cenato la sera di luglio del 2018 in cui morì. Assolte invece le due cuoche. La sentenza è arrivata cinque anni dopo quella tragedia. Chiara - come stabilito dalle consulenze medico legali - ebbe uno choc anafilattico che la portò al decesso.

I genitori Michela e Massimo in sua memoria hanno fondato un’associazione "Con l’allergia si può", proprio per far conoscere questa condizione, sensibilizzare le persone e prevenire altri drammi. "Inizialmente, dopo la lettura, eravamo delusi, il dolore è immutato, ma poi abbiamo parlato con il nostro legale (l’avvocato Francesca Zuccoli, ndr ): in questo caso bisogna guardare non tanto alla pena (comunque non bassa per il tipo di reato) ma al fatto che c’è stata una condanna, la sentenza è molto precisa e analitica. I ristoratori devono informarsi e stare attenti perché storie simili non si ripetano. La morte di Chiara non sia vana". Per lei, persona "super allergica", che quella sera mangiò tra l’altro una vellutata di piselli e bruschette, quel pane di produzione propria aveva una tale quantità di latte da trasformarsi in "una bomba", aveva sostenuto la professoressa Restani (consulente del pm).

Quella sera la giovane era andata a cenare nel locale, di cui era cliente dal 2011 e dove era stata una trentina di volte ("erano solo 5 i ristoranti che frequentava nostra figlia"), con amici e il fidanzato che in aula hanno ricostruito le lunghe e orribili ore. Al tavolo fu servita un’entrée, una vellutata di piselli, "non richiesta". A fine cena la ragazza dichiarò di sentirsi "strana" e andò in bagno. Gli eventi poi precipitarono e, nonostante la dose di adrenalina che si autosomministrò, per lei non ci fu nulla da fare. Durante il processo, è stato ascoltato il personale quel giorno impegnato anche nel servizio di un matrimonio con oltre 100 clienti, anche se loro - come detto in aula dalla responsabile - erano abituati a eventi "anche da 350". Che cosa accadde? Per il giudice l’imputata, poi condannata, avrebbe dovuto vigilare e formare i dipendenti e non avrebbe dovuto accogliere la prenotazione di Chiara quella sera caotica. E comunque la proprietà (non riconosciute le attenuanti generiche) avrebbe dovuto adottare "accortezze peculiari" per Chiara. Alta la provvisionale (oltre 87mila, circa 75mila e 80mila), le parti civili (i tre nonni) sono state seguite dall’avvocato Fabrizio Bianchi.

Diversa la posizione di Giovannina Montesano, cuoca: la quantità di latte contenuta nella vellutata di piselli, infatti, non avrebbe causato il decesso. E per Antonia Coppola, l’altra cuoca: non è provato che il pane "killer" fosse proprio quello sulla vellutata. Il giudice ha anche deciso di rimettere gli atti in procura (ha seguito il caso il pm Dominijanni) per tre testimoni (tre allora dipendenti della struttura) per valutare un procedimento per falsa testimonianza. "Non si può ammettere ignoranza sul tema delle allergie per chi si occupa di ristorazione", spiegano ancora i genitori che proseguiranno nelle attività dell’associazione ricordando la figlia in ogni momento. Le imputate sono state difese dagli avvocati Anna Francini, Alberto Marchesi e Rosa Rubino.