Shock anafilattico La morte di Chiara Malore della madre dopo la testimonianza

Ieri nuova udienza fiume sul caso della 24enne deceduta nel 2018 "Mia figlia stava bene, ma era molto consapevole della sua allergia". Le tre imputate si sono avvalse tutte della facoltà di non rispondere.

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Shock anafilattico La morte di Chiara Malore della madre dopo la testimonianza

di Carlo Baroni

PISA

Alla fine è scoppiata in un pianto dirotto e si è sentita male, davanti gli occhi attoniti del marito e del suo legale l’avvocato Francesca Zuccoli: è stato chiamato il 118 ed è stata portata al pronto soccorso di Pisa per accertamenti. Per Michela Bargagna, la madre di Chiara Ribechini, ieri è stata un’altra giornata durissima: ha dovuto testimoniare per la seconda volta in tribunale a Pisa nel processo in corso chiamato a fare chiarezza sulla morte della figlia per shock anafilattico. E la signora Michela ha risposto a tutte le domande, a quelle del suo legale ed a quelle dei difensori delle tre imputate, ripercorrendo un po’ tutta la storia di Chiara e della sua allergia, le cure, i percorsi di sensibilizzazione intrapresi e non andati a buon fine, gli episodi precedenti nei quali si era sentita male. Un racconto ed una tensione che l’hanno messa a dura prova. "Da piccola ci pensavamo noi. Chiara, però, in quel periodo stava benissimo – ha detto –, era una donna molto intelligente, consapevole della sua allergia e del fatto che avrebbe dovuto conviverci; si sapeva gestire, era molto attenta e scrupolosa anche perché sapeva cosa rischiava".

Tutto il mondo delle 24enne era consapevole del problema di Chiara, dal fidanzato ("prima di baciarla si lavava sempre i denti e le mani", ha detto la madre) agli amici che con lei condividevano tempo libero e cene. Un mondo che comprendeva anche i locali dove la ragazza cenava. Chiara morì il 15 luglio 2018 per shock anafilattico dopo aver mangiato pane al latte di cui era allergica fin dalla nascita. Il fatto successe nell’agriturismo di Colleoli, sulle colline di Palaia, dove la giovane era cliente abituale. A giudizio con ipotesi di reato l’omicidio colposo ci sono la legale rappresentante dell’agriturismo Rita Astinenti di San Miniato e le due cuoche Giovannina Montesano, 50 anni, di Montopoli e Antonia Coppola, 59 anni, di Santa Maria a Monte. I difensori sono Alberto Marchesi, Anna Francini e Rosa Rubino. Le indagini sono state coordinate dal pm Dominijanni che dispose anche una perizia affidata a Patrizia Restani, docente di chimica alimentare: questa indicò nella quantità di latte contenuta nel pane la causa del decesso. I valori riscontrati su latte e uova, per i crostini mangiati prima dei pasti, e su altri alimenti, sarebbero stati così elevati da giustificare l’inefficacia della puntura di adrenalina che la 24enne si era somministrata nell’estremo tentativo di superare la crisi.

La signora Bargagna ha spiegato in cosa erano consistiti i percorsi di desensibilizzazione avviati a Trieste e a Genova. Percorsi sui quali ieri è stata fatta una produzione documentale. I primi due testimoni sentiti in questo processo – alle battute finali – erano stati proprio il padre e la madre di Chiara, persone offese che non erano presenti nel ristorante la sera in cui si consumò il dramma. La madre è stata di nuovo sentita ieri per quasi due ore. L’udienza prevedeva anche l’esame delle imputate che si sono tutte avvalse della facoltà di non rispondere. L’imputata Astinenti, all’epoca dei fatti legale rappresentante dell’agriturismo, ha reso dichiarazioni spontanee consegnando alle parti una documentazione sulla struttura, le autorizzazioni, l’organizzazione dei locali. Due le udienze già fissate: la prima a luglio e la seconda dopo l’estate all’esito della quale si pronuncerà il giudice.