
Carmine, spunta il verde certosino La rinascita della chiesa in Corso
di Francesca Bianchi
L’obiettivo è "conservare" l’effetto-sorpresa fino a venerdì 7, quando la chiesa del Carmine, in Corso Italia, tornerà – splendida e restaurata – ad essere vissuta completamente dai fedeli dopo oltre un anno e mezzo di lavori. Ma già oggi - ad ogni ponteggio che viene smontato – il ‘nuovo’ abito emerge in tutta la sua bellezza. Rivelando elementi decorativi che erano andati perduti e una luce che fino a ieri sembrava impossibile. Verde certosino: è questo il colore riaffiorato sulle pareti della chiesa del Carmine e che era rimasto nascosto dopo la ricostruzione avvenuta nella seconda metà degli anni Sessanta.
Altra sorpresa: la fascia decorata nella parte sovrastante. Un ‘cantiere’, quello finanziato dalla Fondazione Pisa per la cifra di 1 milione e 300mila euro, suddivisa in più lotti – che ha risolto pesanti problemi strutturali portando avanti anche un accurato restauro architettonico e artistico. Dalla navata agli apparati lapidei, ora tornati candidi e ben visibili. A firmare il progetto e la direzione per la parte strutturale è stato l’ingegner Claudio Barandoni, chiamato al capezzale del Carmine dopo il ‘salvataggio’ anni fa della Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. A progettare e dirigere i lavori relativi alle opere di restauro architettonico ci ha pensato l’architetto Marta Ciafaloni, mettendo a frutto (ancora una volta) la sua grande esperienza. Non solo. Un ruolo importante hanno avuto anche l’occhio attento e la determinazione di Padre Augusto Tollon e la tenacia di Renzo Gallucci, Ministro straordinario dell’Eucaristia, ‘autore’ dei primi non facili passi per rendere possibile il restauro. Un’avventura che ora arriva a compimento: venerdì alle 21, dopo la presentazione a cui parteciperanno l’arcivescovo Benotto e i soggetti che sono stati parte attiva, ci sarà il concerto inaugurale con il Coro polifonico di San Nicola e la Tuscan Chamber Orchestra cui seguirà, sabato alle 18, la messa solenne presieduta sempre dall’arcivescovo. Anche se la chiesa del Carmine, e anche qui sta l’unicità di questo cantiere, non è mai stata chiusa alle funzioni religiose grazie ad una ‘porzione’ di navata lasciata in sicurezza per tutta la durata dei lavori.
"Dal punto di vista materico – scende nel dettaglio l’ingegner Barandoni – le priorità sono state consolidare le murature e risolvere i pesanti problemi di umidità, legati alla risalita di acqua dal sottosuolo e all’infiltrazioni di acque meteoriche. A livello strutturale era, inoltre, presente una deformazione della parte alta della facciata con un fuori piombo di circa 20 cm, risolta inserendo due bretelle che agganciano la sommità del timpano". Altri interventi: impermeabilizzazione dell’intera copertura e impianti tutti nuovi. "Questa opera ha anche un valore sociale, è la restituzione alla comunità di una chiesa – così l’architetto Ciafaloni – che fin dal 1327, data di inizio della costruzione, è sempre stata molto fruita e vissuta. I saggi che abbiamo condotto hanno fatto emergere elementi inaspettati, l’emozione dei restauratori è palpabile ed è anche la nostra. Il verde chartreuse che i fedeli potranno ammirare sulle pareti sarà solo una delle meraviglie che il Carmine ci ha regalato".