
Stefano Grassi, funzionario della Commissione Europea
Pisa, 23 marzo 2016 - Bruxelles , capitale di una Europa ferita, trascinata in una guerra cieca e vigliacca dalla mano anonima del terrorismo, è una città paralizzata, sotto choc e stenta a riconoscersi nel ritratto di crocevia internazionale e luogo simbolo dell’integrazione tra gli Stati del Vecchio Continente. Tanti sono i pisani sorpresi dagli attentati mentre si trovavano a Bruxelles per lavoro e per turismo. Ieri, non senza fatica per le difficoltà nelle comunicazioni internazionali nelle ore immediatamente successive all’attentato, «La Nazione» ha contattato un pisano che lavora in una delle principali sedi delle istituzioni europee. Si tratta di Stefano Grassi, 45 anni, funzionario proprio alla Commissione Europea, nel grande palazzo Berlaymont, a Rue de la Loi/Wetstraat, cioè a poche centinaia di metri dalla Stazione Maelbeek, dove è esplosa una delle bombe che hanno portato morte e distruzione.
Siamo riusciti a scambiare con il dottor Grassi – che a Pisa ha frequentato il liceo classico «Galilei» e poi la Scuola Sant’Anna e che è stato anche consigliere del premier Mario Monti e del presidente del consiglio Enrico Letta – alcuni messaggini, che offrono una visione in «presa diretta» della situazione. Alle 12 di ieri ci ha scritto: «Sono bloccato nel grande palazzo Berlaymont dove ero arrivato molto presto, prima dell’ora di punta e dell’esplosione alla metro, che si trova a 500 metri da qui». Nel grande complesso, con l’inconfondibile torre a forma di croce e i suoi 13 piani, ripreso in tutte le inquadrature e reportage di queste ore, lavorano migliaia di pesone. In molti ieri erano arrivati di buonora proprio per evitare il traffico: chi era dentro è rimasto bloccato per ore. Chi non era ancora arrivato è stato invitato a restare a casa. La città è blindata, sirene ed elicotteri, miltari ovunque, l’intera area degli edifici istituzionali dell’Unione Europea cinturata dalle forze dell’ordine, così come racconta Grassi riferendo quello che vede dalle finestre.
«Abbiamo appreso le prime notizie dell’accaduto da Internet, poi le sirene della polizia, gli elicotteri e un Sms della sicurezza. La mia assistente era sul métro prima di quello esploso e ha sentito l’onda d’urto. Sono stati tutti evacuati, portati fuori senza capire cosa stesse succedendo. Adesso è in lacrime. Ce lo aspettavamo ma tutto questo lascia sgomenti» aggiunge confermando quello che si apprende anche da fonti ufficiali, cioè che Bruxelles è da mesi una città militarizzata, con tank e soldati dappertutto e una grande paura a prendere la metro.
«E’ spettrale – aggiunge – vedere completamente deserta e silenziosa tutta l’area intorno al palazzo, normalmente brulicante di auto e di persone. Ci sono solo poche auto della polizia ferme, immobili. E’ un po’ la fine della Bruxelles spensierata, multicolore e naïf che conoscevamo... Proviamo un grande dolore per un atto cieco e vigliacco» conclude Grassi che ieri mattina ha subito avvisato la moglie Amy-Louise: anche lei lavora alla Commissione Europea, ma in questo periodo è casa perché è in dolce attesa. Poi subito una telefonata a Pisa per tranquillizzare la madre, Giovanna Gentilini, che a «La Nazione» dice: «Un grande spavento, ma stanno tutti bene, per fortuna. Avevo già i biglietti in tasca per raggiungerli a Pasqua. Ma in questa situazione credo proprio che dovremo annullare tutto».