
Bon ton al cellulare: "Vanno bene i vocali, ma basta coi telefonini che squillano a tavola"
"Aspè, scusa: mi è arrivato un messaggio". "Un attimo, rispondo e... arrivo". "Sì, ascolto il vocale, cinque ’minutini’". Occhei, siamo circondati. Subissati di messaggi a ogni ora del giorno e della notte. Chat con gli amici, chat di lavoro, gruppi di parenti-palestra-impegnideibambini. Chat di scuola, talvolta terrificanti per ciò che vi viene scritto dai genitori. Il cellulare suona e richiama l’attenzione di ognuno di noi ogni quanti minuti? Parliamo forse di secondi che andiamo più vicini? E allora dovrebbe esservi un ‘codice’ di comportamento dettato almeno dal bon ton. Ne parliamo con il massimo esperto in materia Stefano Agnoloni, pisano di San Miniato e volto noto anche della televisione.
Agnoloni, partiamo dalla questione più delicata: messaggi vocali sì o messaggi vocali no?
"Se ne dibatte parecchio, ma io vado contro corrente. Sì ai vocali".
E perché mai?
"Due ragioni. La prima di ordine pratico. I vocali sono comodi per comunicazioni urgenti e immediate. Sono efficaci e hanno anche un altro gran bel vantaggio che non dobbiamo sottovalutare".
Quale?
"Sono chiari. Tante persone non sanno usare la punteggiatura su WhatsApp e talvolta i messaggi non risultano facilmente comprensibili. Inoltre, non si capisce il tono usato dall’interlocutore. E’ arrabbiato? Sta scherzando? Che cosa mi vuol dire davvero? Nascono incomprensioni. Quindi, sì, ben vengano i messaggi vocali. Purché...".
Ecco, mettiamo dei paletti per cortesia.
"Messaggi corti. Pochi secondi non di più. Una comunicazione diretta e immediata".
Beh, quando le arriva un vocale alle 23.30 non è facile da gestire. Non trova?
"Mai mandare messaggi o vocali dopocena. Mai inviare messaggi, all’ora di pranzo o alle 7 del mattino. Salvo urgenze, si intende".
Seduti a tavola e il suo interlocutore scrive al cellulare. Che cosa pensa?
"Gravissima maleducazione. Il cellulare mai deve stare in tavola. Lo si tiene in una borsa, in disparte. Si risponde soltanto in caso di necessità. Possiamo dedicare qualche minuto di attenzione a chi mangia con noi. No?".
Sono sul treno e voglio farmi venire a prendere alla stazione da un parente. Che faccio?
"Bene, benissimo, mandi un messaggio. Basta che non lo sappia l’intero vagone e non lo urli ai quattro venti. Altra grave maleducazione. Cellulare senza suoneria nei luoghi pubblici. Se proprio dobbiamo rispondere si parla a bassa voce".
Al ristorante lascio il cellulare a mio figlio così non si annoia...
"La nostra generazione rimaneva comunque a tavola al ristorante e mi pare non sia mai morto nessuno per questo. Sinceramente? I genitori dovrebbero coinvolgere i bambini nella conversazione. Se non vi riescono forse meglio lasciarli a casa con i nonni che magari ci giocano".
Quando usare il cellulare?
"Guardi non sono ipocrita. Io uso tantissimo i social dove racconto la mia vita. Ma cerco di sfruttare questi canali con intelligenza: quando sono solo, quando è necessario e quando non disturbo nessuno. Troppo difficile?". Forse fra un Whatsapp e l’altro ce la possiamo anche fare. Forse...