
Per la prima volta nella sua storia, che inizia nel 1152, l’enigmatica copertura del Battistero di Pisa sarà indagata, tegola dopo tegola e lastra dopo lastra. Enigmatica perché, in assenza di documenti scritti, intorno al duplice impiego di questi materiali sono fiorite moltissime ipotesi ma nessuna certezza. All’interno del Battistero è in corso da alcuni giorni il montaggio di un imponente cantiere che sta ‘avvolgendo’, con ponteggi e soluzioni ad altissima tecnologia, gli anelli della cupola interna e i matronei. Responsabile dell’impresa’ di ingabbiare con ponteggi in sospensione e ad anelli concentrici l’interno della cupola è Patrizio Catarci, alla guida degli operai della Tsa Ponteggi, una ditta di Roma specializzata in queste operazioni. Patrizio torna dove ormai venti anni fa lavorò il padre, allora titolare di una delle ditte che ‘intubarono’ la Torre nelle operazioni di restauro che seguirono al salvataggio. È questo all’interno del Battistero uno dei cinque cantieri aperti, in contemporanea, dall’Opera della Primaziale Pisana che porta avanti il cantiere ‘infinito’ di manutenzioni e restauri dei monumenti della Piazza patrimonio dell’Unesco. Obiettivo del nuovo cantiere, rivedere e studiare gli intonaci della cupola e la parte lapidea dai matronei in su. Il monumento non fu mai affrescato all’interno, sebbene alla metà dell’800 venne bandito un concorso per la decorazione della cupola, di cui esistono i bozzetti. Forse, per ragioni prospettiche, dovute alla forma tronco-conica della cupola, si decise alla fine di abbandonare l’idea di una decorazione pittorica, lasciando così tutto a intonaco. Gli studi preliminari hanno però evidenziato che le volticciole dei matronei erano state decorate con un cielo azzurro, e poi scialbate, quando forse si scelse di non affrescare la cupola. L’ingegner Roberto Cela è il direttore dei lavori che vedranno in campo ancora i restauratori dell’Opera, esperti in materiali lapidei, guidati da Anton Sutter.
"Sarà una nuova sfida – spiega Cela -; i lavori alla cupola dureranno circa 6-8 mesi. Tutto dipende dallo stato in cui troveremo gli intonaci. Un cantiere studio, perché per la prima volta, grazie al lavoro di indagine dei nostri restauratori, potremo conoscere e documentare la storia anche costruttiva del monumento". L’erezione del Battistero inizia nel 1152 su progetto iniziale di Diotisalvi, e prosegue fino al 1396, con le direzioni dei lavori di Nicola Pisano e poi di Giovanni. Una storia che ha in sé anche continue modifiche al progetto iniziale e che poi, in età più recente, viene sottoposto a restauri o sostituzioni di capitelli, basi, busti, cuspidi etc. "Per la prima volta faremo analisi materiche – spiega Sutter – su questo monumento, malte, intonaci, etc. Qui le pietre cantano. Potremo chiarire molte cose". Come la doppia tecnica di costruzione della cupola, ad esempio, oppure le fasi di cupola e controcupola, se cioè nascono insieme o l’una è precedente all’altra.
"C’è chi dice che la copertura fosse prevista interamente in piombo, ma quando l’arcivescovo non ebbe più la disponibilità delle miniere della Sardegna, si proseguì con il laterizio. Ma allora perché, dopo l’incendio del 1500, la copertura della Cattedrale fu fatta in piombo? Secondo un’altra ipotesi la parte in piombo, che dà verso le Mura, fu così concepita perché facile bersaglio di frecce incendiarie. Le tegole, invece, che guardano il mare, l’avrebbero protetta dal salmastro". Sono tante, insomma, le sorprese e le novità che potrebbero arrivare da questo nuovo cantiere, come di recente quando grazie al restauro dell’abside della Cattedrale si è scoperta la prima fase della copertura della Chiesa, consacrata e usata per il culto ben prima di essere ultimata.
Eleonora Mancini