"Quel tratto di Aurelia è troppo pericoloso"

La lettera aperta di una motociclista-pendolare: "Limiti di velocità disattesi fra mezzi pesanti e agricoli. E poi continui sorpassi azzardati"

Il tratto di Aurelia teatro dell’incidente che è costato la vita a Roberto Pietrini

Il tratto di Aurelia teatro dell’incidente che è costato la vita a Roberto Pietrini

Pisa, 15 maggio 2022 - "A bordo dei nostri ciclomotori rischiamo la vita ogni giorno: l’Aurelia è molto più pericolosa di tutte le altre strade". E’ questo il contenuto della lettera-denuncia inviata al nostro giornale da Federica Tommasi, una pendolare che percorre quotidianamente la Statale nel tratto che unisce Pisa a Livorno. Una porzione di strada che venerdì pomeriggio è stata teatro di due incidenti: il più grave, a Tombolo, è costato la vita al motociclista Roberto Pietrini, 64 anni, imprenditore livornese e titolare della ditta ‘Emme.ci.emme’. Uno schianto terribile che – stando alle prime ricostruzioni –, lo ha visto urtare con la propria Ducati il lato posteriore destro di una Ford per poi essere sbalzato su una Opel che procedeva in direzione opposta terminando così la propria drammatica corsa contro il guard-rail.

Il tratto di Aurelia teatro dell’incidente che è costato la vita a Roberto Pietrini
Il tratto di Aurelia teatro dell’incidente che è costato la vita a Roberto Pietrini

Le osservazioni contenute nella lettera aperta di Tommasi sono condivise anche da altri pendolari. Fra le auto e i tir in coda, dopo il drammatico incidente di venerdì, in molti peroravano lo stesso medesimo punto di vista: "Questo tratto d’Aurelia è particolarmente pericoloso". Nella sua missiva la motociclista-pendolare analizza le motivazioni: "la strada ha un limite di velocità fissato a 70 chilometri orari, ma vede sfrecciare le auto oltre i 90 all’ora. A tutto ciò si aggiungono sorpassi spesso azzardati. A peggiorare ulteriormente la situazione vi è il passaggio costante di mezzi agricoli, mezzi pesanti e trasporti eccezionali destinati a Camp Darby o alle aziende limitrofe". Il vasto rettilineo, inoltre, induce a premere troppo il piede sull’acceleratore.

Fra l’altro, a causa dell’incidente "molte auto e Tir hanno dovuto fare inversione a ‘U’ creando ulteriori pericoli per i ciclomotori. Un altro motociclista ed io, per arrivare a Pisa, siamo stati dirottati sulla strada per Coltano". E qui Tommasi ha vissuto una seconda brutta esperienza imboccando la via dissestata che passa attraverso il campo rom. "Una strada che – scrive – ci ha trasportato, nel giro di pochi metri, in una realtà parallela fra auto ribaltate e sventrate, numerose discariche a bordo strada, cumuli bruciati, buche in strada e avvallamenti a rischio caduta. Ho avuto paura e ho chiesto all’altro motociclista di non lasciarmi sola in quella zona". "Perché permettere uno scempio simile a chi abita in quella zona? – continua la pendolare –. Questa è sicurezza? Inclusione? Tutela ambientale? Nessuno di noi cittadini potrebbe comportarsi allo stesso modo senza incorrere in giuste sanzioni ma vi sono dei luoghi dove, evidentemente, tutto ciò è possibile".