
La Torre di Pisa
Pisa, 19 agosto 2021 - Magnifico e maestoso strumento musicale. Anche questo sarebbe dovuto essere il campanile piu' famoso del mondo, la Torre di Pisa. La 'ricostruzione' del progetto iniziale della Torre - iniziato nel 1173 da Bonanno Pisano e poi ripreso nel 1275 da Giovanni di Simone e concluso da Giovanni di Nicola Pisano -, è di Piero Pierotti, già professore di Storia dell'architettura medievale dell'Universita' di Pisa, che anticipa uno degli studi di prossima uscita nel volume 'I veri miracoli di Piazza dei Miracoli', in cui presenta una serie di elementi sconosciuti o meno noti relativi ai monumenti di una delle piazze piu' visitate e conosciute al mondo. Meravigliosi concerti - spiega Pierotti - avrebbero dovuto risuonare dalla cella della Torre pendente, provvista di 12 alloggiamenti per le campane, ciascuna delle quali corrispondente a note e semitoni.
"Sotto le maestranze di Giovanni di Simone e, dopo la sua morte, del figlio Guido, la Torre aveva raggiunto quella che forse si considerava una sommita' non superabile, oltre la quale poteva essere rischioso continuare", cosi' lo storico dell'architettura ripercorre l'inizio dei lavori alla Torre. "Gli alloggiamenti per le campane erano sei, aperti e pronti, ricavati nel perimetro circolare del sodo murario. La costruzione era in apparenza completata ma non aveva raggiunto l'altezza di progetto. Giovanni Pisano - prosegue lo studioso -, mettendo a frutto la sua consolidata esperienza di architetto estremo, mise da parte i timori e concluse l'edificio all'altezza di progetto: cento braccia. Per bilanciare il carico costrui' una seconda cella campanaria, rientrata e poggiata sul perimetro murario interno della Torre, in modo da accentrare il baricentro. In sommita' lasciò un'apertura circolare, che consentiva di guardare il cielo dal fondo del cilindro, come probabilmente era previsto, e anche questo servi' ad alleggerire la nuova aggiunta. La forma finale che essa assunse faceva della Torre un enorme puntatore celeste e forse, essendo chiuse tutte le entrate di luce lungo la parete, creava un effetto cannocchiale che rendeva possibile osservare le stelle anche in condizioni d'illuminazione diurna".
Pierotti evidenzia la prima novita': Giovanni Pisano cambia la tradizione del castello di campane. "Giovanni - spiega - sviluppo' un'altra caratteristica importante. Di solito il castello delle campane era costituito da una struttura in legno, sospesa internamente alla sommita' del campanile. Sfruttava il vuoto sottostante come cassa di risonanza ma presentava due limitazioni: non consentiva di osservare il cielo e il numero delle campane era ridotto. Distribuendole invece lungo il perimetro circolare della Torre esso ne poteva contenere di piu' e a piacimento. Giovanni di Simone aveva gia' creato sei alloggiamenti perimetrali per le campane, tutti uguali (vi sono tuttora, al penultimo livello). Giovanni di Nicola ne creo' altri dodici, sei grandi e sei piccoli, ma questa volta il ricorso insistito al numero sei aveva una valenza ulteriore". Erano difatti dodici come le note musicali.
Perche'? Cosa lo ispiro'? "Due secoli e mezzo prima - ricostruisce il professor Pierotti -, Guido d'Arezzo, monaco benedettino, aveva scritto il testo che riformava il modo di scrivere la musica ideando e adottando un metodo facile da imparare e applicare. La sua scala musicale si basava su sei tonalita' (l'esacordo)".
Tornando a Pisa, perché 12 campane? "Per le festivita' solenni - afferma lo studioso -; forse anche in altre occasioni si realizzavano veri concerti, di solito con le campane suonate a martello. Sei alloggiamenti piccoli piu' sei alloggiamenti grandi potevano corrispondere a due esacordi con due diverse scale di tonalita'". Secondo il docente, una cosi' vasta articolazione e precisione, concessa alla sonorita' delle campane, aveva una ragione. "A Pisa esisteva una scuola importante di maestri campanari - spiega -. Conosciamo i nomi di Bartolomeo, Lotteringio, Guidotto, Andreotto, Giovanni e Bencivenni di Gherardo, Iacopo, un secondo Bartolomeo, Marco (sicuramente attivi fra il 1215 e il 1280) e Nanni. Anch'essi aggiungevano l'aggettivo ' pisano' al loro nome, per indicare che a questa scuola prestigiosa appartenevan