DANIELE ROSI
Cronaca

Uno spettacolo di marmo. Michelangelo e Canova ’Freedom’ esalta le cave: "Viaggio stupefacente"

Il servizio televisivo su Rete 4 ha raccontato il lapideo e le Alpi Apuane. Natura e arte, ma anche una riflessione su come i bacini siano cambiati.

di Daniele Rosi

Un viaggio tra storia, natura e arte. E’ stato presentato in questo modo il servizio sulle cave di marmo andato in onda domenica sera in apertura della trasmissione ’Freedom - Oltre il confine’, su Rete 4. Il programma condotto da Roberto Giacobbo (nella foto), attraverso un reportage in cava durato venti minuti, raccontando alcune piccole curiosità storiche, ha mostrato soprattutto quello che è lo scorcio del paesaggio cava, tra pareti bianche, blocchi e ambiente circostante. Non è certo la prima volta che un’emittente nazionale si occupa di raccontare le cave di marmo di Carrara, e non sarà probabilmente nemmeno l’ultima.

A stupire però, ogni volta in cui una troupe si reca sul posto, è sempre la meraviglia con cui le Apuane e le cave vengono descritte, con quell’effetto sorpresa che forse noi, avendole sempre così vicino, diamo spesso per scontato. Nel servizio di Freedom, dopo l’introduzione sul fascino degli scorci restituiti dalla cava, spazio per un breve racconto di alcuni artisti famosi che da Carrara sono passati per utilizzare il suo pregiato marmo bianco: tra tutti Michelangelo e Canova. Curioso l’aneddoto raccontato proprio in merito alla frequenza con cui Michelangelo si recava a Carrara per prendere i blocchi.

Un’abitudine su cui intervenne l’allora Pontefice Leone X, nato de’ Medici, chiedendo all’artista di utilizzare anche il marmo di Pietrasanta in quanto possedimento mediceo. Richiesta rigettata però da Michelangelo, deciso a proseguire nel suo utilizzo del marmo apuano e da cui sono nate opere come il David, il Mosè e la Pietà, diventando poesia artistica. "C’è talmente rispetto per questo materiale - ha ricordato Giacobbo - che alcuni artisti hanno detto di non essere loro a scolpire le statue, bensì di come sia già il marmo a contenerle, con loro impegnati nel ‘farle uscire’ dal blocco".

Interessante anche una riflessione fatta dal conduttore, che si era recato sempre per lavoro circa 15 anni fa alle cave, ammettendo nel suo nuovo viaggio sulle Apuane di non aver quasi riconosciuto il posto, a causa delle continue modifiche fatte lungo le pareti montuose. Spazio poi per alcuni esempi sull’utilizzo del marmo in chiave architettonica nel corso dei secoli, ricordando la Piramide Cestia e la Colonna Traiana a Roma, i monumenti di piazza dei Miracoli a Pisa e l’Arco de La Défense a Parigi, oppure il teatro dell’opera di Oslo, il Campidoglio a Washington Dc e la hall del distrutto World Trade Center a New York. Dopo un passaggio sui metodi di taglio usati nei secoli, iniziato con scalpelli e perni, proseguito con la dinamite arrivando agli attuali fili e catene diamantate, è stato ricordato che, se un tempo, per tagliare un blocco occorrevano due mesi di lavoro, con le tecniche moderne la stessa procedura si compie in un paio di giorni.

"Sono 165 le cave in attività - ha spiegato il conduttore - ma ne esistono ben 510 ormai dismesse nel corso dei secoli. La zona è frequentata da oltre 2mila anni, iniziando a essere sfruttata dagli antichi romani partendo da Giulio Cesare, che implementò l’uso del marmo nelle ville patrizie". L’ultima tappa del servizio all’interno di una cava coltivata sotto al monte, in uno scenario che lo stesso Giacobbo ha definito ‘bello, emozionante e stupefacente, per un luogo che sembra una cattedrale di marmo che ti avvolge nella sua bellezza’, ricordando la presenza dello Statuario, del bianco di Carrara e del Calacatta.