
I soci fondatori della nuova associazione nata a Torano Bonuccelli, Castè, Bellini, Bonini, Menconi, Raimondi e Scavuzzo.
Dal convegno-evento annuale ‘RispettiAMOci’, promosso dal comitato Pro Torano, all’omonima associazione. E il paese diventa sempre più simbolo della lotta contro ogni violenza. Una nuova realtà associativa presieduta dalla giornalista Ilaria Bonuccelli, e lo statuto è stato firmato nell’ambito delle iniziative della rassegna di arte e cultura ‘Torano Notte e Giorno’, che ospita da diversi anni l’appuntamento in corso fino al 13 agosto. Emma Castè, motore della rassegna, è stata eletta vice presidente. Padri e madri costituenti, insieme a Bonuccelli e Castè, sono Giovanna Bellini, Valentina Bonini, Francesca Menconi, Simona Raimondi e Cataldo Scavuzzo. L’associazione nasce in quella stessa terra che l’impegno dei paesani di Torano ha reso fertile nell’ultimo decennio a tal punto da diventare, attraverso il linguaggio creativo dell’arte e della cultura, un punto di riferimento per il dibattito sulla violenza di genere e la discriminazione a livello nazionale. E’ una nuova tappa nel percorso che la comunità toranese ha intrapreso con l’installazione delle scarpette rosse nell’edizione del 2013, poi la panchina-monumento intitolata alle vittime di femminicidio e caratterizzata dalla presenza all’interno di una teca di decine di scarpe rosse, dono spontaneo di moltissime donne in segno di ribellione e solidarietà. E nel percorso anche flash mob, mostre itineranti e tante altre iniziative. Ora, con il supporto autorevole di personalità esperte, la piccola comunità vuole fare un altro passo verso quanti subiscono prepotenze fisiche e psicologiche.
"L’associazione – spiega la presidente Ilaria Bonuccelli – nasce con obiettivi chiari: formare, informare, sensibilizzare e collaborare con tutti i soggetti, pubblici e privati, che operano nel contesto della prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Vogliamo essere una cassa di risonanza ma anche un soggetto in grado di fare proposte a livello legislativo". Sono un centinaio, ogni anno, le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza solo nel Comune di Carrara, oltre 300 in tutta la provincia. Donne (e sempre di più anche uomini) che hanno vinto la paura e la diffidenza anche grazie alla presenza di una rete diffusa di ascolto e supporto, a cui le vittime hanno potuto rivolgersi permettendo così di far emergere molti più casi.
"La violenza colpisce tutte le età, le estrazioni sociali, le fedi e le nazionalità. E’ una piaga democratica – spiega Francesca Menconi, responsabile del Centro antiviolenza Donna Chiama Donna del Comune di Carrara gestito dal Centro italiano femminile di Carrara". E sono sempre di più anche le donne che si rivolgono al ‘Progetto Uomini Responsabili’ (Pur) che attiva percorsi psico-educativi per gli autori e le autrici di maltrattamento. Sono ora una quarantina i “carnefici”, uomini e donne, che stanno partecipando ai corsi di rieducazione in seguito a procedimenti per reati di violenza di genere meno gravi con pene inferiori ai due anni. "Parlarne aumenta la consapevolezza collettiva verso la cultura del reciproco rispetto, anche nelle differenze di genere, che è il seme della violenza", conclude la vice presidente del Cif.