Massa, 19 luglio 2025 – La manta, considerata all’unanimità la mascotte dell’estate, c’è ancora. O meglio, fino a ieri mattina c’era sicuramente. Il bagnino del bagno «Marchini» l’ha avvistata alle 7,15 e quello della spiaggia della «Don Gnocchi» intorno alle 9. Poi dell’affascinante creatura marina si sono perse le tracce. Sarà ancora immersa nella maxi «piscina» compresa tra il «Marchini» e la «Casa Faci», oppure ha ripreso il largo dopo aver dato spettacolo facendo parlare di sé per alcuni giorni? Di certo, oltre al doppio avvistamento, c’è il fatto che da ieri mattina su quel tratto di arenile è tornata a sventolare la bandiera gialla.

L’indicazione è arrivata dalla Capitaneria di porto in seguito ai recenti monitoraggi che hanno sancito l’assenza di pericoli e la natura innocua della manta, che a quanto pare gode di buona salute. Da qui la decisione di far togliere la bandiera rossa, issata per precauzione vista la situazione. «Posso dire di averla vista verso le 9 – racconta Tommaso, uno dei tre bagnini della «Don Gnocchi» – a circa cinque-sei metri dalla battigia. Gli esperti l’hanno monitorata, seguendola fino al centro sub Alto Tirreno. Lì vicino c’è un’apertura all’altezza del Lavello, da dove probabilmente è entrata e da dove si presume che se ne andrà. Dicono che è in salute, è innocua e non crea problemi, anche se le persone che entrano in acqua potrebbero disturbarla. Del resto è il suo habitat: per questo, nonostante la bandiera sia tornata gialla, bisogna stare sempre attenti. Lei comunque sembra si sia affezionata a noi».
Sui motivi per cui la manta, che ha un’apertura alare di due metri, sia capitata da queste parti ci sono diverse ipotesi. Ad esempio il batterio che da tempo è causa dello spiaggiamento sia delle mante che di altri pesci, oppure l’innalzamento della temperatura e le modifiche all’acidità dell’acqua che le hanno fatto perdere l’orientamento. O ancora, la tesi di una collaborazione tra specie diverse: la manta, piena di muschi, sarebbe venuta alla ricerca di pesci «spazzini» che la stanno ripulendo da cima a fondo. Ipotesi e favole a parte, i bagnanti sono divisi. «Sinceramente ho paura – dice una turista reggiana – perché su quella manta girano storie diverse e c’è chi dice che potrebbe avere un aculeo velenoso». Pochi ombelloni più in là, invece, c’è una famiglia di Massa contenta di vivere questo fuori onda: «Non l’avevamo mai vista, se non nei documentari. È bellissima e ce la ricorderemo a lungo».
Purtroppo anche il «Marchini» ricorderà a lungo questa estate. Di certo non per la manta, che alla fine è una piacevole distrazione, quanto per l’incubo erosione in continuo peggioramento. Da giovedì lo stabilimento è senza patino (quello nuovo arriverà lunedì) perché quello in dotazione è caduto dallo «scalino» formato dalla sabbia da riporto, mangiata dal mare, rompendosi dopo essere finito sui sassi. E anche il pedalò è stato tolto perché manca spazio in cui metterlo. Come se non bastasse, ieri il sindaco Francesco Persiani con apposita ordinanza ha interdetto l’accesso al tratto di arenile di fronte all’ex Turimar, per una lunghezza di 45 metri, a causa del crollo di alcuni manufatti dopo le ultime mareggiate.
«In quel punto – si sfogano i titolari del «Marchini» – a causa delle correnti che arrivano, in diagonale, da levante si creano correnti fortissime e vortici che mangiano la spiaggia e distruggono il nostro stabilimento, che è ormai un malato terminale. La sabbia da riporto è solo una morfina, dal 2023 la situazione è peggiorata. L’unica vera cura è spendere bene i soldi per risolvere problemi strutturali noti a tutti. Qui si incrociano ponente e levante, basta poco per sgretolare tutto: è un’erosione ormai quotidiana. I clienti più affezioni vengono sempre, ma non c’è spazio per tutti». Daniele Masseglia