
Altra causa delle aziende del lapideo contro l’operato del Comune
Piove sul bagnato. La lastra di marmo diventa sempre più dura, il rapporto tra amministrazione comunale e concessionari di cava continuano a restare tesi. Complessivamente dovrebbero aver superato la cinquantina le cause intentate dagli industriali del marmo contro il Comune di Carrara. Di questi giorni la notifica a palazzo civico dell’ennesimo ricorso al Tar Toscana presentato da Italquarries, azienda specializzata in escavazione di blocchi di marmo bianco e colorato, lavorazione e commercio di materiale lapideo e materiale inerte di cava.
L’azienda ricorre per vedere l’annullamento della nota del Settore 7 Ambiente e Marmo con la quale è stato comunicato l’avvio del procedimento di decadenza della concessione della cava numero 110 denominata ‘Finestra A’. E anche in questo caso il Comune è corso ai ripari costituendosi in giudizio nominando come difensori gli avvocati interni del Comune, le legali Sonia Fantoni e Lucia Ferraro, anche disgiuntamente tra di loro.
L’azienda attiva da 32 anni e con un capitale sociale da 30mila euro secondo la banca dati del sito ‘Money Aziende’ nel 2023 avrebbe dichiarato ricavi totali per 78mila e 922 euro. Mentre secondo la piattaforma ‘Aziende Easy’ "il fatturato di Italquarries Srl durante il 2024 è aumentato del 162.75% rispetto a 2023".
Tornando ai ricorsi qualche mese fa solo davanti al Tribunale di Massa pendevano ventidue cause fatte da altrettante cave per ottenere il riconoscimento dell’enfiteusi, più i ricorsi al Tar e quello per i beni estimati portato all’attenzione al Consiglio di Stato dalla sindaca Serena Arrighi.
Chi fa causa per il riconoscimento dei beni estimati, chi contro l’articolo 21 del regolamento degli afri marmiferi e chi per vedersi riconoscere l’enfiteusi perpetua. Adesso anche contro un procedimento di decadenza della concessione. La questione marmo è sempre stata un tasto dolente delle amministrazioni che si sono succedute alla guida di palazzo civico, ma mai forse nella storia una giunta ha totalizzato un numero così elevato di contenziosi come quella della giunta Arrighi, che ha ereditato il nuovo regolamento degli agri marmiferi e di conseguenza le beghe legali ad esso collegate.
Il fatto che il Comune ogni anno preveda un fondo imprevisti denominato ‘spese legali settore lapideo’, la dice lunga sulle carte bollate che vengono recapitate in piazza II Giugno dagli industriali delle cave. Un susseguirsi di ricorsi che come detto dovrebbero aver superato la cinquantina. E tutto questo mentre la comunità sta attendendo ormai da un decennio una legge nazionale finalmente vada a regolamentare i bacini marmiferi in maniera definitiva.
Alessandra Poggi