ANGELA MARIA FRUZZETTI
Cronaca

Giuseppe Rivieri Una vita per la pittura

L’artista massese ha messo tele e pennelli a riposo dopo aver creato ben 1200 opere. "La vista non me lo permette più ma ci saranno mostre"

L’artista massese ha messo tele e pennelli a riposo dopo aver creato ben 1200 opere. "La vista non me lo permette più ma ci saranno mostre"

L’artista massese ha messo tele e pennelli a riposo dopo aver creato ben 1200 opere. "La vista non me lo permette più ma ci saranno mostre"

Una vita per la pittura: può ben dirlo, Giuseppe Rivieri, classe 1953, massese, dopo aver realizzato ben 1200 opere! Opere che hanno varcato i confini del nostro Paese, esposte nei salotti di importanti collezionisti ad Amsterdam, Londra, Parigi, Bruxelles, Strasburgo, Monaco di Baviera, Atene. Pezzi di valore che raccontano le emozioni vissute dal pittore, bagaglio di un’infanzia trascorsa nella genuinità delle cose dell’epoca.

"Vidi mia madre arrivare con un barattolo della conserva – ricorda – e dentro c’erano le uova. Lo guardai fisso e lei comprese il mio intento. Ti serve? Certo! Nel campo il cardo stava maturando e aveva fatto il fiore. Lo tagliai e lo misi sul tavolo accanto al barattolo arrugginito con le uova dentro, bianche e rosate, illuminate dalla luce della finestra. Appesi una tenda presa ad un mercatino. Poi avevo il frammento di una riproduzione di pittura pompeiana, la Diana cacciatrice, fondo azzurro e tunica bianca: una composizione perfetta. Lo portai in galleria e una signora distinta subito se ne innamorò. Era di Bruxelles, dove il quadro arrivò tramite il gallerista. Cose semplici, prese in casa, frutto dell’immaginazione e della magia della luce".

Ma questo è un esempio, perché tutte le opere di Rivieri nascono così: "Ho dipinto molto le uova, per la loro perfezione. Abitavo a Torriglia è lì ho messo le radici. Ho conosciuto un mondo fatto di cose semplici, autentiche. Quel mondo bucolico mi ha forgiato. Boschi, fieno, buoi, legna, vigne, animali, mele, mirtilli, funghi: avevo 5 o 6 anni ma ricordo tutto perfettamente. Non c’era nulla ma c’era tutto".

Colore e materia. Adesso che tele e pennelli sono a riposo, cosa rimane? "C’e bisogno di fare il punto della vita. Mostre? Forse. Collettive sicuramente sì, sono già stato invitato per il prossimo autunno. Opere nuove? Per come sono messo non è possibile. Ho problemi di vista e arrivati a un certo punto bisogna lasciar perdere. Ma voglio fare una riflessione su quello che è stato il mio mondo, una scelta di vita. Ho sempre disegnato. Ero vivace e per tenermi a bada mio padre cantoniere mi portava fogli di carta di pane e io lì, con matita e colori tracciavo l’inizio della mia arte".

Pane spezzato con le mani, danza di un’aringa legata a un filo, un tavolo, ciotole, barattoli riesumati, fiori di campo emergono da uno sfondo buio, accarezzati da una luce che ne esalta la loro straordinaria essenza. Un’opera a cui sei affezionato? "Ne ho fatte tantissime. Ce ne sono alcune che oggi mi piacerebbe rivedere".

Tuttavia Rivieri non dimentica il periodo in cui si è dedicato all’arte del restauro e del decoratore riportando in vita preziosi mobili stile Settecento veneziano. Giuseppe Rivieri nella sua opera offre un viaggio attraverso il tempo, nel gioco d’ombra di oggetti perduti e che tornano per essere interpretati e raccontati.