
Un momento della cerimonia al monumento eretto sul luogo dell’eccidio
Massa, 14 giugno 2025 – “Non solo un patto di amicizia ma un patto di memoria tra la città di Portici e la città di Massa sulla figura del maresciallo Ciro Siciliano”. E’ la proposta fatta dal sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, la città che ha dato i natali al maresciallo ucciso nella strage di Forno del 13 giugno 1944.
Cuomo è stato accolto a Massa dall’amministrazione comunale: con lui c’erano anche l’assessore Luca Manzo, il presidente del consiglio comunale Ciro De Martino e il consigliere Enrico Grandi. Come ogni anno, al cospetto delle autorità civili e militari, associazioni, cittadini e scuole, sono state ricordate le 68 vittime di quella strage che ha listato a lutto il paese di Forno.
Quel giorno del 13 giugno, in pieno periodo della Resistenza in terra apuana, il paese brulicava di persone per condividere la festa di Sant’Antonio. Si calcola che tra residenti, sfollati, disertori e partigiani ci fossero oltre 4mila persone. I partigiani, con il comandante Marcello Garosi, avevano occupato Forno già dal 9 giugno, credendo alla notizia di un’imminente sbarco degli alleati nel nostro mare e la conseguente ritirata tedesca. Dopo molti inviti dal Cnl ad abbandonare il paese, alla fine il grosso dei partigiani salì all’accampamento degli Alberghi ma una ventina di loro rimase in paese compreso il comandante Garosi. Il 13 giugno arrivò la rappresaglia: all’alba reparti fascisti della X Mas, un centinaio, scesero a Forno dai monti (via Colonnata e Vergheto) mentre un battaglione tedesco, quasi duecento soldati, raggiunse il paese da Massa, lungo il fiume.
Ci furono brevi e intensi scontri a fuoco, in cui i nazifascisti ebbero ovviamente la meglio sui pochi partigiani, e poi Forno venne rastrellato casa per casa. Nel pomeriggio si consumò la strage. Mentre il grosso degli abitanti, donne, anziani e bambini, venne portato e trattenuto lungo la via del Camposanto, gli uomini giovani e adulti furono interrogati nella caserma dei carabinieri. 58 di loro furono fucilati lungo il Frigido, nei pressi della chiesetta di Sant’Anna, altri 54 vennero caricati sui camion e clondotti nei campi di lavoro in Germania. Alla fine le vittime furono in totale 68. Tedeschi e fascisti lasciarono il paese solo a buio dopo aver incendiato alcune case.
Tra i fucilati – tutti giovani sui 20 anni – anche il maresciallo Ciro Siciliano, medaglia d’oro al merito civile, che, insieme a don Vittorio Tonarelli (medaglia d’argento al merito civile), cercò di intercedere con i nazifascisti chiedendo di risparmiare almeno la popolazione, donne e bambini. Morì in battaglia invece il comandante partigiano Marcello Garosi detto Tito, medaglia d’oro al valor militare.
Dopo la corona al monumento ai caduti e la messa officiata dal parroco don Ernesto Zucchini, hanno preso parola il sindaco di Massa, Francesco Persiani, il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti, il prefetto Guido Aprea, Giancarlo Rivieri della Fivl. Una calorosa accoglienza è stata riservata al sindaco Cuomo, dove era nato Ciro Siciliano. Tra i presenti, l’onorevole Riccardo Ricciardi, Marina Pratici del Comune di Aulla, la famiglia di Ciro Siciliano, Vincenzo Genovese dell’Ufficio scolastico provinciale e diversi consiglieri comunali. Alla scuola di Forno, alla presenza di docenti e bambini, sono ostate accolte le autorità per omaggiare la figura del comandante Garosi. Nella scuola sono stati esposti anche i 18 manifesti vincitori delle edizioni del premio Maresciallo Ciro Siciliano.
Commovente la lettura da parte di don Zucchini dei 68 nomi delle vittime accompagnate dai rintocchi della campana del paese. Di Resistenza e atti eroici della popolazione che ha subito ma ha avuto il coraggio di riscattarsi, ha parlato il sindaco Persiani: “Emerge forte la presenza del Maresciallo e ci onora la presenza della delegazione di Portici che ci permette di continuare il percorso della memoria, unendo le due città in un patto d’amicizia che vogliamo stringere”.
E sui valori dell’arma dei carabinieri il prefetto Aprea hanno ricordato anche il carabiniere ucciso in Puglia l’ultimo giorno di lavoro, prima della pensione. Lorenzetti ha parlato di memoria: “Non è un rito formale – ha detto – è un impegno quotidiano. È il modo in cui rendiamo giustizia a chi non c’è più e costruiamo una coscienza più consapevole per il futuro”. L’orazione ufficiale è stata affidata a Ludovica Battelli della segreteria dell’Anpi di Massa la quale ha ripercorso i fatti di Forno aprendo una profonda riflessione tra tiranni che attaccano e massacrano le popolazioni inermi e chi invece resiste e attacca per difendersi.