
Eros Tetti
La passione per la politica, a volte, nasce dalla propria storia personale. Un vissuto che magari affonda le radici – personali e familiari – in una tradizione fatta di terra e montagne, di alpeggi e castagni. Così possono germogliare punti vista, orizzonti, rincorrendo il desiderio di un umanesimo che a volte sembra destinato a una lenta dissolvenza. Eros Tetti, co-portavoce toscano e lucchese di Europa Verde, ha voluto fissare nel suo ultimo libro “La politica del buon vivere” (edizioni Multimage Aps, pagG. 113, euro 12) il proprio vissuto. Da qui sviluppare una visione politica dell’ambiente che vada oltre, come tiene a precisare l’autore, la sola transizione energetica, ma che si riappropri di un concetto più legato al territorio: dai suoi ritmi al senso di comunità, dalla giustizia sociale a quella produttiva e distributiva. E al centro, sempre, il benessere umano. Tetti è cresciuto in Garfagnana ed è nato nella Valle della Turrite di Gallicano. Impegnato politicamente, ha fondato l’associazione “Salviamo le Apuane” e aderito in precedenza alla Rete dei Comitati, collaborando con personalità di spicco tra cui Alberto Asor Rosa, Vezio De Lucia e altri.
Perché la necessità di scrivere questo libro?
"Ho cercato di mettere insieme la mia visione politica che non è esattamente l’ambientalismo che spesso incontriamo e ridotto alla transizione energetica: sembra che tutto si risolva con le pale eoliche; il libro è il frutto di un lavoro che parte da lontano vedendomi impegnato sui territori, con la necessità di costruire comunità; viviamo in un mondo orientato al profitto e io parto mettendo in discussione questo aspetto, parlo di una politica che va a ricollocare il buon vivere al centro, una sorta di nuovo umanesimo, attraverso una visione ma non un modello".
Quindi una visione sociale?
"Assolutamente sì,rimettere al centro l’essere umano,il benessere del cittadino, andando a contraddire anche quell’illuminismo che poneva la visione dell’uomo capace di dominare il proprio ambiente naturale; iniziare a rompere l’individualismo, quel modello della Thatcher tristemente noto; e propongo una visione contadina come quella che aveva mio nonno Franco, dove la comunità, il legame affettivo, era complessivamente un luogo reale dove vivere in termini di solidarietà".
Qual è il concetto ispiratore?
"La visione che apparteneva al fondatore dei Verdi Langer, quella di un ecologismo integrale dove le questioni sociali non sono divise da quelle ecologiche; nel libro traccio la rottura dell’individualismo e la ricostruzione delle filiere di cui ormai non si parla: lasciamo fallire gli artigiani per acquistare dalle multinazionale che ci portano i prodotti a casa, sapendo che quei soldi non rimangono sul territorio".
Città o campagna?
"Traccio il ragionamento sulla necessità di un nuovo rapporto tra città e campagna, ribaltando la visione urbano-centrica che ci hanno inculcato; le città vanno sgonfiate, pensiamo a Firenze con l’overtourism e le periferie ingolfate che sono realtà invivibili".
A quale pubblico ne consiglia la lettura?
"Lo può leggere chiunque è interessato alle tematiche legate alla vita dell’ambiente e delle persone che lo abitano; senza nessuna presunzione, è un contributo che analizza anche la coscienza del limite che rappresenta, in sintesi, la salvaguardia per la nostra evoluzione".