
Ultimo giorno di lavoro ieri per il dottor Domenico Manzione: domani compie 70 anni
Per il suo compleanno, domani, soffierà sulla torta per spegnere ben 70 candeline. E il regalo per l’occasione è davvero speciale, anche se non è certo una sorpresa. Il procuratore capo Domenico Manzione troverà infatti l’annunciato (e obbligatorio) pensionamento per raggiunti limiti di età. Ieri quindi è stato il suo ultimo giorno di lavoro negli uffici del Palazzo di Giustizia in via Galli Tassi, dopo 40 anni trascorsi in magistratura. Anche se aveva già salutato tutti nei giorni scorsi, un pizzico di emozione naturalmente c’è, sebbene in parte dissimulata dal suo classico sorriso sornione.
"Lascio una Procura – sottolinea Domenico Manzione – che non so dire se sia meglio o peggio di come l’ho trovata quattro anni fa, ma che nel bene e nel male credo mi assomigli. Ho cercato di dare al mio ufficio un’impronta, di far sì che assomigliasse al mio modo di interpretare il lavoro, la giustizia. Tenendo sempre conto di due elementi: non avere pregiudizi e conservare l’umanità. La tentazione di restare? Per fortuna – sorride – non è previsto dalla normativa, perché poi chissà cosa avrei deciso. Comunque tra nuove normative e nuove tecnologie che impongono la digitalizzazione completa del processo penale, la situazione della giustizia per me ora non ha un grandissimo... appeal, dopo 40 anni di servizio".
Fare un bilancio di questi quattro decenni di carriera giudiziaria sarebbe impossibile e forse pur sempre parziale. Di certo il nome di Domenico Manzione, fin dal lontano gennaio 1988, è associato a decine di inchieste lucchesi che hanno segnato la vita cittadina e quella versiliese. Dalle indagini sulla banda Musumeci al caso della Circe della Versilia, dagli omicidi delle giovanissime prostitute dell’Est Hana Kindlova e Laureta Josifi fino alle indagini sulla pubblica amministrazione e agli arresti legati alla Tangentopoli lucchese. E via ancora fino ai giorni nostri...
Ma sarebbe sbagliato vedere in lui solo il magistrato. Non tanto per gli anni da Sottosegretario all’Interno. Ma soprattutto perché il dottor Manzione ha coltivato ad esempio vitali passioni letterarie e musicali, confluite nel suo romanzo “Il mio amico Chet“, sulla straordinaria vicenda di Chet Baker. Una storia che non a caso unisce musica, giustizia e umanità in un unico intreccio... jazz. Del resto la metafora dell’orchestra jazz, pensandoci, in effetti si presta un po’ anche al lavoro della Procura.
"Lucca comunque – sorride Manzione – resta la mia città di riferimento, ho lavorato qui fin da giovane con il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, ci sono legato da tante battaglie e tanti ricordi. Adesso cosa farò? Intanto due settimane di ferie, di quelle vere, poi vedrò. Sì, potrei avere dei progetti, dei libri nel cassetto, vediamo. Però non stacco del tutto, resto presidente della Corte Tributaria...".