
Un momento dell’incontro pubblico (Tommaso Gasperini/FotoGermogli)
Montelupo Fiorentino, 7 giugno 2025 – Ottant’anni per avere giustizia. Sperando che l’Avvocatura dello Stato non appelli. E che, una volta passate in giudicato le sentenze, il ministero paghi. Perché non lo sta facendo. Il senatore dem Dario Parrini ha fatto il punto sulle cause per i ristori per i crimini del Terzo Reich davanti agli occhi lucidi degli ultraottantenni che nei campi persero i loro padri. Uomini che furono catturati con l’inganno, ingiustamente imprigionati, ridotti in schiavitù e infine assassinati. In uno dei tanti modi che i nazisti conoscevano bene: fatti morire di stenti, fucilati, colpiti da inenarrabili atrocità e sofferenze. Storie che fanno accapponare la pelle. Tragedie che hanno segnato non solo molte famiglie, ma anche la comunità di Montelupo come quelle di altri luoghi dell’Empolese Valdelsa, della Toscana e del Paese.
L’8 marzo 1944, dopo gli imponenti scioperi di qualche giorno prima al grido di “Pane, lavoro, pace e libertà“ il Führer chiese una punizione esemplare. Hitler ordinò ai presidi territoriali della Repubblica Sociale Italiana di rastrellare una percentuale di scioperanti per tradurli con la forza nei lager: in meno di 24 ore a Montelupo Fiorentino avvenivano i primi rastrellamenti. Ad attuare l’ordine furono i quadri fascisti, con la Guardia Nazionale Repubblicana, la guardia comunale e i regi carabinieri, che stesero liste arbitrarie in cui, per “fare numero” fermarono nella notte e con l’inganno circa 30 cittadini ignari della sorte a cui erano destinati. A Montelupo nessuno di loro aveva fatto sciopero e tra loro c’erano antifascisti, anarchici, due medici, due barbieri, il maestro elementare e anche persone casualmente incontrate.
Negli ultimi mesi sono state depositate le prime 5 sentenze relative alle citazioni presentate dai familiari delle vittime. Quattro di queste, che coinvolgevano i familiari di Luigi Bardini, Rolla Arrostiti, Carlo Castellani, i fratelli Dante e Adolfo Fossi, Erasmo Frizzi, hanno dato ragione ai figli che hanno chiesto giustizia. A Montelupo, grazie al coordinamento dell’assessorato alla Memoria sono attese ulteriori otto sentenze.
Diverso esito per il Comune di Montelupo Fiorentino – guidato dal sindaco Simone Londi – , per cui la sentenza di primo grado del Tribunale di Firenze nega all’ente l’accesso al fondo ristori. Una sentenza che "l’amministrazione rispetta, ma che nel merito non la soddisfa completamente" ed è in corso la valutazione, con l’avvocato Diego Cremona, il ricorso in appello. La voce dell’assessore alla Memoria Lorenzo Nesi, si rompe più volte per la commozione, quando riepiloga come siamo arrivati fin qui e la determinazione con cui queste prime sentenze sono state inseguite: "Ci confortano e stimolano a proseguire nell’esplorare questa preziosa e inaspettata opportunità di attualizzazione della memoria: la possibilità di chiedere giustizia, pur a 80 anni da quei terribili fatti".
C’è da resistere. Ancora, oggi come allora. Il senatore dem Parrini ha sottolineato: "Un pezzo dello Stato italiano, la magistratura, si è dimostrato all’altezza del dolore. Un altro no. L’Avvocatura dello Stato ha parlato in questi processi di prescrizione, e tante altre cose che ci hanno fatto molto male. Sono fiducioso che alla fine questa battaglia la vinceremo noi, però anche vedere che un organo dello Stato, il ministero dell’Economia, fa di tutto per far passare più tempo tra sentenza e pagamento degli indennizzi provoca sdegno e vergogna".