FABRIZIO VINCENTI
Cronaca

Festa di San Paolino. L’appello di Giulietti ”Da mercenari a pastori“

Nell’omelia l’arcivescovo richiama a vivere con coraggio questo tempo presente "segnato da carenza di risorse economiche ma anche umane".

Nell’omelia l’arcivescovo richiama a vivere con coraggio questo tempo presente "segnato da carenza di risorse economiche ma anche umane".

Nell’omelia l’arcivescovo richiama a vivere con coraggio questo tempo presente "segnato da carenza di risorse economiche ma anche umane".

"Abbiamo bisogno di un atteggiamento non da mercenari ma da pastori buoni": è l’appello lanciato dall’arcivescovo Paolo Giulietti ieri, in occasione della Festa di San Paolino, patrono di Lucca e della Diocesi. La concelebrazione eucaristica per il patrono si è svolta nella basilica dedicata proprio a colui che la tradizione indica come primo vescovo di Lucca, ovvero San Paolino. E’ stato proprio l’arcivescovo Giulietti a presiedere la cerimonia. Tra i concelebranti c’erano il vicario generale monsignor Leonardo Della Nina, i vicari di area, numerosi presbiteri diocesani. Inoltre ha concelebrato anche il vescovo Michael Kwiatkowski, dell’Eparchia di New Westminster dei greco cattolici ucraini (Canada), in Italia per il sinodo della sua Chiesa, accompagnato a Lucca dal parroco greco cattolico Volodymyr Liupac. Era presente, anche padre Liviu Marina della comunità ortodossa romena di Lucca. Inoltre, insieme a molti fedeli, erano presenti anche le autorità civili in rappresentanza di tutte le istituzioni del territorio.

Nell’omelia Giulietti ha richiamato la Chiesa di Lucca e tutta la comunità civile del territorio a vivere con coraggio questo tempo presente "segnato da carenza di risorse, non solo economiche ma a volte anche umane, segnato dal bisogno di fare delle scelte, per cambiare, e dai conflitti". L’arcivescovo, riferendosi al Vangelo appena letto e ricordando S.Paolino ha detto: "Chi in questo contesto, globale ma anche locale, guarda al proprio interesse non può condurre la propria comunità da nessuna parte, se non alla rovina. Invece come il Buon pastore dobbiamo assumerci la nostra responsabilità".

Da qui due messaggi uno alla Chiesa lucchese e uno alla comunità civile del territorio. Alla comunità diocesana si è rivolto chiedendo di non aver paura del cambiamento: "Abbiamo bisogno di non aver paura del cambiamento ma, soprattutto, di non cercare il proprio interesse. Anche nella Chiesa ci possono essere interessi: per esempio il campanilismo, il clericalismo e altri ancora. Ciò non porta da nessuna parte. Essere pastori buoni, preti e laici tutti assieme, significa cercare interesse vero della gente e della Chiesa". Alla comunità civile, invece, ha dedicato parole tese a guardare più lontano: "C’è sempre la tentazione degli interessi elettorali. Ci sono tanti sondaggi che indirizzano. Ci cono interessi personali che purtroppo ogni tanto vengono fuori. Oppure c’è solamente la difficoltà di fronteggiare i conflitti, per scelte necessarie ma che popolari non sono. Anche nella vita comune dobbiamo riconoscere che questo modo di fare non prefigura niente per il prossimo futuro".

"Abbiamo dunque bisogno di un atteggiamento non da mercenari – ha concluso – ma da pastori buoni, che costruisce esiti sorprendenti. In questo anno ricordiamo gli 80 anni della Liberazione del nostro Paese, facciamo memoria di laici e preti che hanno fatto la scelta più difficile, pagando anche a caro prezzo: ma da queste persone è nata l’Italia, la nostra Repubblica, la Costituzione, un Paese grande. Forse nemmeno loro se lo aspettavano. Tutti quanti abbiamo bisogno di abitare il cambiamento, la crisi, orientandoci agli altri. Sapendo che solo così possono esserci esiti di bene, verità e bontà che ci sorprenderanno".

F.V.