
Il direttore della Cia Toscana Nord, Alberto Focacci, evidenzia il preoccupante fenomeno dell’abbandono dei terreni agricoli anche in Lucchesia
Abbandono dei terreni agricoli, prezzi del prodotto troppo bassi per poter rientrare delle spese e troppo alti per quanto concerne i mezzi tecnici, ma anche l’invasione di animali che creano danni spesso irreparabili sono i motivi alla base della crisi che sta vivendo oggi il comparto agricolo.
"Siamo di fronte a una vera e propria speculazione sul cibo che ha generato una crisi profonda e spesso sottovalutata - dice il direttore della Cia Toscana Nord, Alberto Focacci - che ci preoccupa fortemente per i riflessi che avrà sull’economia del nostro territorio. Oggi come oggi l’agricoltura è in ginocchio".
Gli fa eco Renzo Del Prete, presidente della Cooperativa ‘L’Unitaria’ di Lucca: "E’ una vera tragedia - dice - basti pensare che il 70% dei terreni non sono coltivati". Il motivo di questo abbandono è il gap che esiste tra costi e ricavi: i primi sono molto alti e i secondi, invece, non vanno nemmeno a coprire quanto sborsato dall’agricoltore. "Si tratta di una speculazione che arriva dall’estero - spiega Del Prete - il prodotto italiano viene pagato sottocosto in modo da renderlo competitivo sul mercato internazionale, ma questo, di fatto, non avviene. In compenso abbiamo dei costi che dobbiamo sostenere che aumentano sempre più e il complesso di questa situazione, ovviamente, scoraggia gli agricoltori dal portare avanti la propria attività. In particolare questo problema riguarda le cerealicole, ma non solo quelle. Ad essere certo, però, è che sempre più agricoltori non rientrano nelle spese e smettono la propria attività, abbandonando i campi al loro destino. Questo è un danno enorme per tutto il territorio da ogni punto di vista, agricolo ovviamente, ma anche economico in generale e perfino turistico".
Secondo il direttore della Cia Toscana Nord, una soluzione è quella di fermare la speculazione sui cereali: "Adesso i cereali vengono trattati come ‘commodities’, cioè materie prime e, in quanto tali, vengono scambiati con i ‘future’, cioè i derivati finanziari: in questo modo, però, i prezzi sono soggetti a fortissime oscillazioni che non seguono alcuna regola economica e questo mette in ginocchio gli agricoltori. È necessario che il cibo venga sottratto alla speculazione mettendo al bando i derivati finanziari".
L’altra grossa questione è quella dei danni alle coltivazioni. "Se abbiamo registrato un calo della popolazione dei cinghiali - dice Renzo Prete - dall’altra assistiamo a una proliferazione di piccioni e di minilepri che vanificano i nostri sforzi, mangiando già dai semi le nostre coltivazioni e devastando i campi con la loro azioni. Le minilepri, in particolare, in questo ultimo periodo sono aumentate in maniera veramente preoccupante".
In questo caso, la Cia Toscana Nord, per voce del direttore, chiede alla Regione Toscana di fare tesoro dei risultati raggiunti con gli ungulati e di prendere tempestivi provvedimenti anche nei confronti di questi specie aliene programmando efficaci interventi di contenimento.