CHIARA TENCA
Cronaca

Una rinascita faticosa. Marinasco si mobilita tra lotterie e mercatini per salvare la sua pieve

Ultimato il restauro dei muri esterni, sfregiati nel tempo da scritte e graffiti. Ma canonica e campanile sono ancora da recuperare. E anche gli interni. Don Pescatori: "Il contributo dei parrocchiani è encomiabile e ostinato".

Il piazzale della chiesa di Marinasco all’epoca dei lavori fatti per recuperare all’antico splendore i muri esterni. A destra, il campanile della pieve, non ancora restaurato

Il piazzale della chiesa di Marinasco all’epoca dei lavori fatti per recuperare all’antico splendore i muri esterni. A destra, il campanile della pieve, non ancora restaurato

LA SPEZIA Raccolte, ma anche lotterie, eventi, sottoscrizioni, partecipazione ai mercatini dell’ingegno e dell’hobbistica. Un intero paese che si mobilita per salvare il suo gioiello: la storica pieve che domina il golfo dall’alto delle colline. Siamo a Marinasco, dove la chiesa di Santo Stefano langue, nonostante la bellezza esterna e interna e una posizione con poche eguali, che dal piazzale antistante affacciato sull’infinito guarda al mare, alla città, ai due lati del golfo. Langue, perché, nonostante gli interventi già realizzati, l’ammirazione di frotte di spezzini e foresti, che arrivano qui percorrendo i sentieri o anche solo per regalarsi un panino e una birra davanti a un panorama mozzafiato, e soprattutto l’affetto e la mobilitazione dei suoi parrocchiani, è ancora una crisalide in attesa di tornare farfalla. "Siamo in una condizione di recupero lento, ma costante. Possiamo dire testardo, ostinato". È don Luca Pescatori, il parroco che fra resilienza ed entusiasmo mantiene viva questa chiesa insieme alla sua comunità, a raccontare le tappe della rinascita di questo antico presidio, di cui – si legge nel sito della diocesi – le prime notizie risalgono all’anno 950 e che sorge sullo stesso perimetro di una primitiva del secolo XIII. "Danneggiata dai lavori nella galleria per la Variante Aurelia – spiega don Luca – è stata dichiarata inagibile intorno al 2010 e poi è stata riaperta, grazie ad alcuni interventi di consolidamento finanziati tramite i fondi dell’8 per 1000, il 13 giugno 2021. Siamo rientrati in chiesa in occasione della prima comunione dei bambini e delle nozze d’oro di alcune coppie. Da quel momento, i parrocchiani hanno voluto frequentarla il più possibile e si sono dati da fare in ogni modo per raccogliere risorse da investire nel restauro". All’esterno, spiega don Luca, i muri erano stati imbrattati negli anni, ma la situazione si è risolta a giugno con il lavoro di una restauratrice. Resta in quella situazione, invece, la canonica (bene tutelato, ndr.), c’è da rifare l’esterno del campanile, serve anche un intervento sulle opere d’arte, sull’interno – la zona del presbiterio, con affreschi e decorazioni, e della navata risentono di incuria e infiltrazioni – e anche un fondo cassa. "Ancora non conosciamo l’importo delle spese: sarà l’architetto Matteo Bongi a determinarne l’entità, dopo aver presentato la pratica alla sovrintendenza. Non sappiamo se riusciremo a recuperare tutto, ma oltre al nostro impegno, speriamo anche nella fornitura di materiali da parte di ditte edili". Il buon esempio è quello dell’organo. "Uno strumento del 1822 che è tornato all’antico splendore grazie ai parrocchiani, all’8 per 1000, alla fondazione Carispezia e all’istituto San Paolo" continua don Pescatori, che dà già appuntamento al concerto in programma questa sera e alla festa di santo Stefano il 3 agosto, con vista sullo spettacolo pirotecnico del Palio. "C’è molta coesione intorno alla nostra chiesa – continua – e questo fa crescere anche l’unione della comunità. I parrocchiani vanno in giro con lo striscione ’Salviamo la pieve di Marinasco’ e dimostrano ogni volta di tenerci come se fosse casa loro. Insomma – conclude – non aspettano certo che sia io a sollecitare la mobilitazione: si mettono in gioco, investono tempo ed energie: tutto questo non viene fatto per un favore al parroco". Chiara Tenca