MARCO MAGI
Cronaca

Sindacati contro la chiusura della sede spezzina della Pietro Fiorentini (ex Fast)

L'intero personale sarà trasferito nella sede di Scandiano a partire da novembre. Proclamato lo stato di agitazione

La sede dell'azienda

La sede dell'azienda

Spezia, 1° settembre 2025 – Le segreterie spezzine di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil esprimono la massima preoccupazione e una netta opposizione rispetto alla decisione comunicata dalla direzione del gruppo Pietro Fiorentini Spa di chiudere, a partire dal prossimo novembre, la sede di La Spezia, ereditata dall’acquisizione della ditta Fast alla fine del 2023, e di trasferire l’intero personale nella sede di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia.

“All’atto dell’acquisizione – spiegano dai sindacati – era stato garantito che non ci sarebbero stati spostamenti di personale e che la sede spezzina sarebbe rimasta operativa. Oggi quelle promesse vengono disattese in modo unilaterale e improvviso, mettendo a rischio il futuro di una quindicina di lavoratori altamente specializzati, che rappresentano una risorsa preziosa per l’azienda e per il nostro territorio”.

Marzio Artiaco, per la Fiom Cgil La Spezia, afferma: “Alla fine del 2023, con l’acquisizione da parte di Pietro Fiorentini, ci era stato detto chiaramente che non ci sarebbero state ricadute occupazionali. Ora la chiusura della sede spezzina, comunicata con toni freddi e senza confronto, rappresenta una scelta grave e ingiustificabile, che scarica sui lavoratori le conseguenze di scelte aziendali unilaterali”.

Kevin Lanieri, per la Fim Cisl La Spezia, sottolinea: “Parliamo di lavoratori con competenze tecniche elevate e profili altamente qualificati. Costringerli a un trasferimento in un’altra regione significa rompere vite, famiglie e legami professionali costruiti nel tempo. La Spezia perderebbe un presidio industriale che ha sempre dimostrato valore e affidabilità”.

Antonio Varini, per la Uilm Uil La Spezia, aggiunge: “L’azienda parla di ottimizzazione delle risorse, ma non si può ottimizzare tagliando posti di lavoro e chiudendo una sede senza alcun confronto, oltretutto escludendo anche ipotesi di una possibile riconversione produttiva. È una decisione sbagliata, che impoverisce il tessuto produttivo locale e rischia di creare un precedente pericoloso”.

Per tutte queste ragioni, le organizzazioni sindacali proclamano lo stato di agitazione del personale. Al tempo stesso, chiedono l’immediata apertura di un confronto reale con la direzione aziendale, e chiamano in causa le istituzioni locali, regionali e nazionali, affinché si attivino tempestivamente per impedire che questa chiusura diventi definitiva.

“Il territorio della Spezia non può permettersi l’ennesima delocalizzazione silenziosa. I lavoratori non sono numeri da spostare su una mappa. Vogliamo che la sede spezzina resti aperta, che l’occupazione venga tutelata e che si trovi una soluzione condivisa che garantisca stabilità e futuro alle persone coinvolte”.