MARCO MAGI
Cronaca

Scelte sbagliate di vite difficili. Il messaggio sociale di Pelagotti raccontato nel ’Marchio del sangue’

Domani alle 18 da Liberi Tutti la presentazione del nuovo libero dell’autore, nel dialogo con Marco Della Croce "Parlando di disperazione ho provato a immedesimarmi nel protagonista, cercando di mettermi al suo posto".

Corrado Pelagotti

Corrado Pelagotti

Due amici sui quarant’anni cercano, senza riuscirci, di rimettere in carreggiata le loro vite e alla fine decidono di percorrere la strada più breve, anche se la più pericolosa: rapinare un corriere della droga. Le cose, però, non vanno come preventivato. Questa è la trama del nuovo libro di Corrado Pelagotti, ‘Il marchio del sangue’, che verrà presentato domani, alle 18, alla libreria Liberi Tutti con l’autore a dialogare con Marco Della Croce.

C’è un messaggio sociale dietro questa storia? "Sì, ho cercato di mettere in luce le difficoltà di chi, non più giovane e in assenza di professionalità specifiche, si trova senza un lavoro fisso in un luogo depresso. E ho spinto gli effetti di una scelta sbagliata fino alle estreme conseguenze".

Il libro parla di violenza, crimine e disperazione. Come li ha raccontati senza cadere nel sensazionalismo? "Ho provato a immedesimarmi nel protagonista. Ho pensato a cosa avrei fatto se mi fossi trovato in una situazione come la sua, ho cercato di immaginare fino a dove sarei stato capace di spingermi per salvarmi".

La storia si svolge in una periferia degradata: un luogo reale o simbolico, metafora di qualcosa di più profondo? "È un luogo simbolico. La provincia spesso ti schiaccia, ti rende schiavo del giudizio degli altri, ti tiene stretto a sé come se la sua inerzia fosse speciale. Affrancarsi dalla sua morsa non è facile e a volte può portarti verso scelte estreme".

I due protagonisti sembrano amici alla deriva: quanto c’è di autobiografico o personale nella loro parabola? "Niente, per fortuna. In questo caso ho solo messo della sabbia nell’ingranaggio della loro intesa e l’ho osservato andare in mille pezzi".

I personaggi del romanzo sono tutti segnati dalla vita. Come li ha costruiti? "Nessuno di conosciuto, sono dei personaggi possibili, credibili nel loro contesto. Nascono dal mio vissuto, dal sentito, dal letto, dalle immagini della cronaca".

Due dei personaggi femminili sono la fidanzata disillusa e la barista che sogna Cuba. Entrambe introducono un’idea di fuga e desiderio. Cosa rappresentano per lei? "Anche se non fisicamente, queste due donne si assomigliano. Rappresentano la speranza, l’incapacità a rassegnarsi a una vita che sentono stretta, che vogliono cambiare. Questa loro peculiarità, che di sicuro è positiva, viene però messa moralmente in dubbio dal filo conduttore di tutto il romanzo: ‘fino a dove sei disposto a spingerti?’".

Marco Magi