
Qua sopra, i Manges. In alto a destra, Massimo ’Mass’ Zannoni
"Tante band citano i Ramones come influenza. Tra queste, i Manges mi hanno sempre colpito in modo particolare. I loro dischi e le loro canzoni riescono a cogliere perfettamente l’essenza di ciò che rendeva lo stile e il sound dei Ramones così potenti, uniti a quel senso pop irresistibile che fa venir voglia di ballare. È molto difficile per una band proveniente da un altro paese avere successo negli Stati Uniti, ma i Manges ci sono riusciti". Parola di uno dei componenti della band mito per gli amanti del punk rock, Cj Ramone, che nella prefazione di ’Punk rock – The Manges photo archive’ (Tsunami Edizioni), dà la sua benedizione al leggendario gruppo spezzino.
Nel locale in cui sono sbocciati, la Skaletta Rock Club, il volume sarà presentato questa sera alle 21 alla presenza dei componenti Mass, Manuel e Andrea, che dialogheranno con Diego Ballani. È Massimo ’Mass’ Zannoni, curatore del volume, definito ’un racconto per immagini’, a spiegare questa nuova avventura della band.
Anzitutto, un commento sulle parole di Cj. "È una persona straordinaria, un artista vero e un caro amico. Le sue parole sono per noi motivo di orgoglio ma anche di grande responsabilità, e resteranno per sempre tra le cose più importanti che abbiamo ricevuto come band".
Perché avete scelto di fare quest’opera e perché la vivete come un tributo? "Sentivamo il bisogno di restituire qualcosa alla scena punk rock a cui apparteniamo. Non è un progetto pensato per celebrare i Manges come band, ma un tributo a una comunità che negli anni ci ha accolto, sostenuto e ispirato e che abbiamo contribuito a modellare. Il punk rock da cui veniamo è una famiglia globale, una rete di persone che si riconoscono e si supportano, anche a migliaia di chilometri di distanza. Solo foto. Perché certe storie è meglio raccontarle così, senza bisogno di troppe parole".
Parlate di memoria collettiva della scena punk. "Personalmente mi riferisco a quei momenti che non appartengono solo a chi li ha vissuti in prima persona, ma che diventano parte di un racconto condiviso. La nostra storia è anche questo: una rete di persone e di esperienze che si intrecciano nel tempo, spesso al di là dei confini geografici. Proprio perché con il termine punk da sempre si cerca di definire qualcosa di complesso, che va ben oltre un certo tipo di sonorità, posso solo raccontare la nostra storia, quella di noi tre: Manuel, Andrea e me".
Raccontate il vostro vissuto di band: come lo rivivete e com’è stato? "A rivederlo oggi, sembra tutto surreale: i tour all’estero, i dischi, gli alti e bassi, le prove nei garage, i fan, gli incontri con i nostri idoli… Mentre succedeva, lo vivevamo come qualcosa di naturale, a ripensarci anche avventato, improvvisato, un giorno alla volta, un locale alla volta. Come lo viviamo ancora oggi". Rifareste tutto? Si. E’ stato un onore e un privilegio crescere con queste persone speciali, sopra e sotto al palco, al bancone della Skaletta".
Chiara Tenca