REDAZIONE LA SPEZIA

Gallipoli, bimbo di 7 anni cade in piscina: è gravissimo. Si temono danni cerebrali

Sarebbe stato il padre ad accorgersi che il figlio galleggiava privo di sensi. I medici stanno tentando di salvargli la vita

Un'immagine del Parco acquatico Splash di Rivabella

Un'immagine del Parco acquatico Splash di Rivabella

Bari, 20 luglio 2025 - E' ancora in condizioni critiche il bimbo di 7 anni che questa mattina ha rischiato di annegare nella piscina di un parco acquatico a Gallipoli. E' stato ritrovato mentre galleggiava privo di sensi e, a quanto si apprende, la permanenza in acqua avrebbe causato danni cerebrali, poiché non risponderebbe agli stimoli ai quali viene sottoposto nel reparto di rianimazione del Sacro Cuore di Gallipoli. Il bimbo era con la sua famiglia a Gallipoli in vacanza: sono originari del Salento ma vivono a La Spezia, in Liguria. Secondo alcune testimonianze, nessuno avrebbe visto in difficoltà il bimbo che non sa nuotare e che non avrebbe indossato i braccioli. Inoltre nell'area non ci sono telecamere di sorveglianza e questo rende ancora più difficile ricostruire la dinamica dell'accaduto. Il piccolo è stato trasportato in ospedale già in arresto cardiaco e i medici, che sono riusciti a riattivare il battito, fanno il possibile per tenerlo in vita. Sul luogo dell'incidente è intervenuto anche il magistrato di turno della procura per i Minorenni che al momento non ha disposto il sequestro del Parco acquatico Splash di Rivabella. 

Gli altri casi 

Un altro caso drammatico che si aggiunge a una lunga scia di annegamenti, soprattutto tra i più giovani. Come il caso di Mariano, il ragazzo di 16 anni trovato senza vita all'alba del 15 giugno sulla spiaggia di Sant'Elia, a Cagliari. O quello di Michel, bimbo di 4 anni ritrovato privo di sensi in una vasca del centro acquatico di Castrezzato, vicino Bergamo. Solo pochi giorni dopo, un altro bambino di due anni è annegato il 3 luglio nella piscina del cortile di casa a Sant'Antonio in Mercadello, nel Modenese. 

Ogni ora muoiono in acqua più di 30 persone nel mondo

Ogni ora, più di 30 persone nel mondo perdono la vita nelle acque di piscine, mari, fiumi o laghi. Si tratta di oltre 300.000 decessi ogni anno, ovvero 3 milioni nell'ultimo decennio. In Italia, si contano in media 328 vittime all'anno. Un bollettino tragico ma evitabile, che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità "rappresenta una delle principali cause di morte a livello globale, in particolare tra bambini e giovani" e "richiede un intervento urgente". In vista del 25 luglio, Giornata Mondiale per la Prevenzione dell'Annegamento, l'Oms lancia una campagna di sensibilizzazione.

Annegamento terza causa di morte

Secondo il primo Rapporto globale dell'Oms sulla prevenzione dell'annegamento, l'annegamento è la terza causa di morte tra i 5 e i 14 anni, con tassi più elevati nelle aree rurali e povere. I bambini sotto i 5 anni rappresentano quasi un quarto delle vittime, mentre oltre la metà dei decessi riguarda persone sotto i 30 anni. Il rapporto segnala un calo della mortalità del 38% tra il 2000 e il 2021 ma, pur riconoscendo i progressi, sottolinea che "c'è ancora molto da fare". Molto da fare c'è anche in Italia. Il rapporto dell'Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti, a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e basato su dati Istat, ha registrato 1.642 decessi tra il 2017 e il 2021. Di questi, 206 (il 12%) avevano meno di 19 anni, cioè 41 vittime infantili ogni anno. La metà degli annegamenti tra i più piccoli avviene in piscine, soprattutto domestiche. Fondamentale è la supervisione degli adulti, ma manca in Italia anche una normativa chiara.

In Francia una legge

Al contrario, in Francia è in vigore una legge che obbliga le piscine private a dotarsi di sistemi di sicurezza (barriere, coperture, allarmi), con una notevole riduzione degli incidenti. Una parte significativa degli annegamenti coinvolge adulti poco esperti, che sopravvalutano le proprie capacità in mare aperto, mentre in misura minore ci sono quelli legati a malori improvvisi. Anche le acque interne, come laghi e fiumi, sono pericolose: ogni anno circa 80 persone nel nostro Paese perdono la vita così, e molti di loro sono migranti che cercano refrigerio dal caldo. Per ridurre i rischi gli esperti raccomandano di scegliere luoghi sorvegliati da personale qualificato, evitare correnti, rispettare la segnaletica, frequentare corsi di nuoto sin da piccoli, niente tuffi dopo pasti abbondanti o dopo un'esposizione prolungata al sole, non avventurarsi in acqua da soli, mantenere una supervisione costante sui minori, evitando alcol e distrazioni. In vista del 25 luglio, l'Oms lancia lo slogan "La tua storia può salvare vite" e invita i cittadini a condividere sui social la propria esperienza, con l'hashtag #DrowningPrevention.