
Luca Carli Ballola, educatore geriatrico, interverrà oggi in Fondazione
S’intitola "La comunicazione e il benessere sociale: strategie per migliorare il rapporto con la persona con Alzheimer" il terzo incontro del ciclo "I Curacari si fanno in quattro", che vedrà in veste di relatore l’educatore geriatrico e coordinatore del sistema musei toscani per l’Alzheimer Luca Carli Ballola. Un nuovo step della rassegna rivolta a famiglie e caregiver promossa dall’associazione malattia di Alzheimer con il sostegno di fondazione Carispezia. Appuntamento oggi alle 17,30, con l’introduzione della presidente Amas Barbara Duranti, nella sede di via Chiodo 36; in contemporanea, per permettere la partecipazione dei familiari, saranno attivi laboratori per le persone con Alzheimer nella sede di Accademia La Spezia in via Vanicella 12 (prenotazione obbligatoria via mail, [email protected] o per via telefonica, 327 6245113).
Carli Ballola, il rapporto con chi chi vive con la demenza è una sfida difficile.
"Sì, perché la demenza coinvolge tutti gli aspetti della vita e va affrontata non combattendola, ma cercando di capire come si vive con essa. Rende necessario ripensare l’esistenza della persona con demenza e di chi le sta vicino".
Quindi, come procedere?
"Bisogna creare un nuovo paradigma: ci sono alcune strategie che possono rendere la comunicazione più efficace, alcune anche validate. Nelle fasi iniziali, possono per esempio rallentare la perdita della memoria. Ma è importante tener conto che si tratta di una malattia progressiva che si evolve nel tempo e con forme diverse, per cui ci si deve rapportare in modo differente, secondo età, decorso della malattia, tipo".
Dove si incide di più?
"Guardando alla lezione dello psicologo inglese Tom Kitwood, a quelli che chiama “excess disabilty”, i sintomi secondari. Ci sono sintomi primari come la perdita della memoria, dell’orientamento e della capacità di linguaggio, ma sulla sintomatologia secondaria legata alla demenza, come apatia e aggressività, si può lavorare".
Quali gli approcci efficaci?
"Per molto tempo così è limitati a proporre approcci riabilitativi, per esempio attività che aiutano a rallentare la perdita dell’orientamento; uno dei più diffusi è la reality orientation therapy, che dà indicazioni molto precise e, per esemplificarla, raccomanda ai caregiver e ai familiari di dare informazioni più che chiederle".
E non solo le cure.
"Certo. La nostra intenzione è riflettere assieme ai caregiver, per guadagnare consapevolezza di cosa c’è dietro questi approcci. Un approccio riabilitativo può esser efficace, ma anche esser frustrante in una fase successiva, e generare una perdita di fiducia nella capacità di affrontare la demenza . Il rischio è che ci si dimentichi di vivere i momenti di vita intensi, significativi, e si abbia in mente solo la malattia. Piuttosto, un buon metodo è valorizzare quello che una persona mantiene, senza pensare troppo a ciò che perde. Farò una rassegna non esaustiva degli approcci e ognuno potrà poi approfondire quello che sembra più adeguato alla sua situazione. A volte ci dimentichiamo di tener conto di quanto il caregiver – che sia familiare o operatore professionale – sia determinante".
Riferendoci alla sua esperienza con i musei toscani, cosa ha da consigliare in Liguria?
"I musei sono patrimonio di tutti i cittadini: se escludono le persone con demenza non rispondono appieno alla loro mission e identità. Come ha sottolineato due anni fa l’ICOM - International Council of museums, non sono solo luoghi di conservazione e studio, ma istituzioni vive della comunità, che per questo devono cooperare e accogliere ed esser accessibili a persone in tutte le condizioni".
Chiara Tenca