
La polizia nel palazzo dove è avvenuta l'aggressione (Foto Aprili)
Grosseto, 18 luglio 2025 – Fu un’aggressione brutale: il figlio che, probabilmente, in preda a un un vero e proprio raptus di follia, picchiò selvaggiamente l’anziano padre, fino a farlo finire in ospedale senza un occhio completamente e l’altro gravemente ferito.
Il tragico episodio si era consumato nella tarda serata di martedì 27 maggio. In un appartamento di un condominio in via Podgora. La vittima, 97 anni, riuscì a chiedere aiuto a un vicino di casa che allertò i soccorsi. Poi il ricovero in ospedale, l’intervento agli occhi e la ripresa, piano piano.
Quando è stato dimesso dall’ospedale Misericordia dopo alcune settimane, l’anziano, impossibilitato a vivere da solo e con il figlio aggressore, 63 anni, rinchiuso in carcere a Sollicciano, è entrato in una casa di riposo di Orbetello, dove è rimasto fino a martedì scorso, quando intorno alle 23 è morto, 49 giorni dopo. Il 97enne aveva iniziato il declino alcuni giorni fa.
Poi martedì l’ultimo respiro. La salma è ora a disposizione della procura e il pm titolare dell’inchiesta, Federico Falco, ha disposto l’autopsia. C’è da capire se e fino a che punto, dopo più di un mese e mezzo, si può ricondurre la causa del decesso a quella maledetta, violenta aggressione. Senza un motivo. Perché non ci può mai essere una ragione a tanta ferocia.
Il figlio, anche lui per qualche giorno rimasto in ospedale a Grosseto, in stato di arresto, è poi stato trasferito nella sezione psichiatrica del carcere di Sollicciano, dove è tuttora recluso. Per lui l’iter giudiziario, se dovesse essere riconosciuto il nesso di causalità tra aggressione e morte, si complica.
Passando dal tentato omicidio aggravato che gli è stato contestato fin da poche ore dopo l’episodio, a omicidio. Sembra che già da alcuni giorni e in particolare quel 27 maggio, ore prima dell’aggressione, il comportamento del figlio avesse destato non poche preoccupazioni, ma niente faceva presagire che poterse accanirsi sul quel padre anziano che aveva vissuto per lui, essendo figlio unico.