
Il dramma si è consumato in un condominio di via Podgora, nella tarda serata di martedì
Grosseto, 29 maggio 2025 – Le luci sparate nell’appartamento al primo piano dell’enorme condominio in via Podgora, martedì sera, hanno illuminato la strada fino a oltre mezzanotte. Con alcuni residenti che passeggiando si chiedevano che cosa fosse accaduto. “Perché c’è la polizia?”. “Che cosa è successo?”. Difficile rispondere in quel momento. Le informazioni arrivavano a sprazzi: prima una lite in famiglia, poi addirittura un omicidio, quando uno dei poliziotti ha cominciato a stendere il nastro rosso e bianco per impedire l’accesso alla imponente scala di marmo. Guanti celesti e calzari bianchi ai piedi: non una banale lite in famiglia. No, non lo è stata. E’ stata efferata. Truce, come non riesci a immaginare, figuriamoci comprendere. Un figlio che aggredisce il padre ultranoventenne, picchiandolo ripetutamente al volto fino a ridurlo in fin di vita. Facendogli uscire un occhio dall’orbita. Senza pietà. Senza che un barlume di ragione tornasse per fermare quelle mani violente. Mani come armi.
Il fatto. Poco dopo le 21 urla e ’schianti’ prima e poi il viavai di ambulanze e forze dell’ordine: una situazione che non poteva non creare allarme nel palazzo. Gli atri condomini stupiti, ma ignari di che cosa fosse accaduto tra quelle quattro mura: dell’esplosione di rabbia che ha ridotto in fin di vita un anziano padre di 96 anni per mano del figlio, che di anni ne ha 63. E un passato di dipendenza dall’alcol, da cui aveva cercato di uscire. Rabbia e violenza di cui solo solo lui può spiegare il motivo, se può esserci una situazione che possa anche lontamanente fornire una ragione a tanta ferocia. Quando i poliziotti delle Volanti e i sanitari, per primi, sono arrivati nell’appartamento si sno trovati davanti a una scena orribile: sangue in ognidove e il volto dell’anziano ricoperto. E’ stato portato via d’urgenza all’ospedale di Grosseto, poi sembrava in trasferimento verso Le Scotte di Siena, trasferimento che però non c’è stato. Da martedì sera è ricoverato nel reparto di Rianimazione, prognosi riservata, ma potrebbe anche farcela nonostante le botte e l’età.
Le indagini. Anche il figlio è stato trasportato al pronto soccorso, sedato e poi, ore dopo, interrogato dagli uomini della squadra mobile, coordinati dal sostituto procuratore Federico Falco, che è arrivato nell’appartamento poco dopo le 22 e ne è uscito poco prima di mezzanotte. Poi, nel cuore della notte, dopo vari pezzi del puzzle che sono andati al loro posto, è scattato l’arresto nei confronti del 63enne con l’accusa di tentato omicidio aggravato dal vincolo di parentela. Gli sono stati sequestrati anche degli enormi anelli che portava alle dita, anche questi probabilmente hanno contributo ad aggravare le ferite riscontrate sul volto del padre. Starà agli uomini della Mobile, ora, capire che cosa ha scatenato tanta rabbia e se tutto questo poteva essere evitato. Il sessantatreenne, separato da tempo e padre di due figli ventenni, vive con la compagna.
Sembra che nell’ultimo periodo stesse attraversando una fase piuttosto complessa, dopo che in passato aveva seguito un percorso specifico per liberarsi dalla dipendenza dell’alcol. Ma che cosa può aver fatto scattare tanta rabbia, solo le sue condizioni psicofisiche? Una richiesta di denaro non esaudita? O altro? Uni testimone delle ferocia che si è consumata nell’appartamento è stato il grosso micio grigio dell’anziano. Quando i poliziotti prima e un addetto dell’Enpa hanno cercato di prenderlo per potarlo via, dal rifugio che si era scovato in terrazza, ha iniziato a soffiare e minacciare. Impossibile avvicinarsi. Era troppo spaventato. Al termine degli accertamenti, l’appartamento a tarda notte è stato posto sotto sequestro.