Investita e uccisa dal monopattino, "grossi guai per le due infermiere"

Omicidio di Miriam, l’avvocato parigino Droukard spiega i meccanismi dell’ordinamento penale francese. "Decisiva la valutazione del procuratore"

Miriam Segato è deceduta in un ospedale di Parigi dopo essere stata investita

Miriam Segato è deceduta in un ospedale di Parigi dopo essere stata investita

Capalbio (Grosseto), 26 giugno 2021 - Mentre Miriam era a terra incosciente, c’è chi avrebbe approfittato dell’occasione per rubarle gli effetti personali: è quanto emerge dal racconto fatto da una persona presente sulla scena alla giornalista de "Le Parisien", autrice dell’articolo che ripercorre la drammatica notte vissuta dalla giovane di Capalbio. Quella sera, Miriam aveva finito il turno nel ristorante al sesto arrondissement, dove lavorava da quattro anni, e stava raggiungendo una collega e il fidanzato. Era sulla via pedonale Georges-Pompidou, poco distante dal Pont au Change, quando è stata travolta da un monopattino elettrico. A quanto sembra, le due conducenti (due ragazze di 25 anni, entrambe infermiere) stavano rientrando da una festa, probbailmente dopo aver bevuto eccessivamente. Non si sono fermate a prestare soccorso, ma hanno proseguito il tragitto, mentre il forte trauma e l’impatto con il suolo hanno provocato alla giovane 31enne uno stato d’incoscienza che, nonostante la corsa alla Pité-Salpetrière, l’ha condotta alla morte.

L’inchiesta è aperta con capo d’accusa di omicidio colposo, aggravato da omissione di soccorso, come indica la fonte francese. Nel frattempo, le due sono in stato di fermo, in attesa di essere interrogate dal magistrato. Le previsioni degli ipotetici scenari futuri ce le spiega l’avvocato parigino Droukard. "Dal punto di vista legale – dice l’avvocato – è il procuratore che decide. Se le due sono in stato di fermo per 48 ore, come sembra, significa che la situazione è grave. In questo lasso di tempo sono sotto interrogatorio, con l’avvocato, e il procuratore dovrà decidere come qualificare l’infrazione".

Le aggravanti hanno un peso sulla pena, che può arrivare fino a dieci anni di carcere. "Il giudice tiene in conto la pena massimale, mentre il procuratore valuta la gravità del delitto, le aggravanti e gli eventuali precedenti penali. Se le due non ne hanno, si potrebbe ipotizzare una situazione di pena minima, evitando il carcere. Ma il processo non sarà breve, potrebbe durare circa 3-4 anni".

Tra i possibili scenari, ci può essere una detenzione provvisoria fino al processo, laddove le indagate siano ritenute pericolose, oppure un processo senza detenzione. Il fatto che l’incidente sia avvenuto con un monopattino elettrico non cambia le cose, casomai, le aggrava, dal momento che si trovavano in zona pedonale.

"Chi conduce è responsabile – conclude l’avvocato –. Quello che cambia è la mancanza di un’assicurazione del mezzo, visto che il monopattino non la prevede. E allora, fra l altre cose, c’è da capire chi paga i danni".