SANTA FIORA (Grosseto)
Giancarlo De Cataldo (foto) è uno degli intellettuali più poliedrici del panorama italiano contemporaneo: magistrato, scrittore e sceneggiatore, ha raggiunto il successo con Romanzo Criminale, opera che ha segnato la narrativa italiana. In occasione dell’omaggio ad Andrea Camilleri in programma stasera a Santa Fiora all’interno della rassegna "Notizie dall’Amiata", De Cataldo sarà tra gli ospiti, insieme a Carlo Degli Esposti, produttore televisivo, e Luca Crovi, critico e autore esperto di noir.
Che cosa ha rappresentato per lei Andrea Camilleri?
"Tutti gli scrittori italiani che hanno conosciuto Camilleri, gli devono molto. Era generoso: se qualcosa gli piaceva, non esitava a fare pubblicità. Aveva un forte senso di solidarietà verso la categoria degli scrittori, cosa per nulla scontata. Per esempio, scrisse parole magnifiche su Romanzo Criminale, e gliene sono ancora profondamente grato".
Cosa ammira di più del suo modo di raccontare il mondo attraverso Montalbano?
"Camilleri ha creato un personaggio che rompe gli schemi del poliziesco classico. Montalbano è un italiano atipico: non è un piacione, ma sta sempre dalla parte giusta, non quella del ’bene’ retorico, ma della giustizia reale, delle vittime. È un uomo con una vita interessante".
Quanto conta oggi l’originalità linguistica in letteratura?
"Originalità linguistica non significa soltanto usare parole insolite. È la capacità di far aderire la lingua al materiale narrativo: far parlare davvero un poliziotto come parlerebbe un poliziotto. Questo fa sentire il lettore a proprio agio, anche quando lo stile è inventivo. Camilleri si definiva un cantastorie, e nella sua visione la lingua fosse sempre al servizio della struttura narrativa".
Qual è l’eredità più importante che Camilleri lascia alla narrativa italiana?
"Ci ha lasciato il coraggio di raccontare storie, affrontare temi reali senza per forza riflettere sul proprio ombelico, un limite, questo, di tanta narrativa italiana contemporanea, troppo autoreferenziale. Camilleri ha saputo dosare bene lingua e struttura, creando opere leggibili a vari livelli: dal grande pubblico al cultore delle belle lettere. Ha saputo differenziarsi. La serie di Montalbano è solo una parte del suo universo narrativo".
C’è un episodio o un ricordo che le è rimasto impresso del rapporto con lui?
"Sì, un giorno mi chiamò e mi disse: ’Senti un po’. Ho un impegno a cui non posso andare, puoi andarci tu al posto mio?’. Parlammo con gli organizzatori e decidemmo che avrei potuto sostituirlo. Ma quando salii sul palco, il pubblico non reagì benissimo alla sua assenza".
Nicola Ciuffoletti