Funerali ciclisti, Grosseto saluta per l'ultima volta Antonio, Roberto e Nilo

Una città che piange ma che non dimenticherà. L'estremo addio di fronte all'altare del Duomo. Il Vescovo Giovanni Roncari: "Chi ha fede in questo momento deve tirarla fuori"

Grosseto, 18 luglio 2022 - Gli volevano bene tutti. Ad Antonio per quella sua passione nello sport che travalicava tutto, a Roberto che aveva fatto delle due ruote anche un mestiere e a Nilo che dopo un avita di lavoro e sacrifici aveva iniziato a “divertirsi” insieme ai suoi amici. Non avrebbero voluto che finisse così anche se il destino ha spinto troppo quei “rapporti” sui saliscendi della vita. Antonio Panico, Roberto Seripa e Nilo Naldini ieri pomeriggio erano di nuovo insieme, come facevano spesso frequentandosi anche senza tuta colorata, caschetto e in sella alla bicicletta. Questa volta in tre bare di fronte all’altare del Duomo di Grosseto. Di fronte a loro il Vescovo Giovanni Roncari, “appeso” al suo Pastorale, stretto in una preghiera profonda e “difficile”. Dietro i familiari, travolti da un dolore che non si può capire e più indietro una città e una comunità intera che si è stretta come un cordone indissolubile intorno a queste tre persone, portate via alla vita troppo presto e da un incidente che sarà difficile dimenticare.

Grosseto non dimentica e per l’ennesima volta ha dimostrato di saper essere comunità, che è il sale dell’esistenza. Antonio Panico, Roberto Seripa e Nilo Naldini erano attesi da una piazza Dante colma all’inverosimile. Colorata dell’arancio dell’Humanitas, di cui Antonio Panico era vicepresidente e soprattutto volontario, invasa da un caldo infernale, chiusa in un silenzio irreale. Istituzioni, amici, cittadini, sportivi: tutti insieme. Tutti intimamente convinti di non poter essere in nessun altro luogo in questo maledetto 18 luglio.

“Chi ha fede, a tutti i livelli, in questo momento va tirata fuori”, ha detto il vescovo Roncari che ha dato fondo a tutta la sua cristianità per provare a spiegare il perché di una tragedia di questa portata. “L’unica cosa che si può fare è pregare" - ha proseguito - Nessuno ha chiesto di nascere, né ha scelto i familiari con cui è cresciuto. Le circostanze delle vita sono queste, ovvero sono nelle mani di un destino cieco che in casi come questo non si può sopportare - ha proseguito il vescovo Roncari nella sua Omelia funebre - Siamo nelle mani della Provvidenza. Si dice che la fede è un narcotico? Che serve ad alleviare il dolore in tragedie del genere? La risposta è il buio di adesso che si trasforma in luce. Ed è l’amore di Gesù che deve spingerci oltre questo fatto insopportabile e terreno”. Poi solo lacrime. Le rose rosse, gialle e gli iris bianchi hanno preso la strada di Sterpeto dove i tre cicloamatori poi sono stati tumulati. Insieme a loro il giacchetto dell’Humanitas, le sciarpe dell’Us Grosseto e alcune foto. Ricordi e pezzi di vita di tre persone, morte troppo presto per un destino più che crudele, che Grosseto non dimenticherà.