Quando Firenze era la città dei giovani: le notti formidabili di quegli anni

Gli Ottanta e i Novanta furono l’età dell’oro della nightlife fiorentina. Oggi è la Spoon River di una generazione

Una notte di tanti anni fa su un divanetto dello Yab potevi anche trovare Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni

Una notte di tanti anni fa su un divanetto dello Yab potevi anche trovare Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni

Firenze, 3 maggio 2023 – Formidabili quegli anni. Fra gli Ottanta e i Novanta, Firenze – non si direbbe a vederla oggi, ma sì, era così – era anche una città per giovani. Non un paese per vecchi, una Eurodisney del Rinascimento, o ’sotto il vestito niente’ per dirla alla Vanzina. Ma una vera metropoli europea, dove le avanguardie musicali rendevano la sua vita notturna una sorpresa e un privilegio. Qui c’era il Twiga prima del Twiga, e si chiamava Yab Yum (e sì, era davvero il nome di un bordello olandese che a sua volta aveva preso in prestito il nome da una posizione del tantra), dove la domenica sera si esibivano in ben altre marcature i giocatori della Fiorentina.

Qui c’era Flavio Briatore quando ancora Flavio Briatore faceva il geometra a Cuneo: si chiamava Armando Casodi ed era il Re delle discoteche, il primo ad aver capito che il successo di un locale si basava su una cosa sola, e ci perdonino i pasdaran della parità ma allora era proprio così: la presenza di ragazze bellissime. Lo Yab — la cui pista sotterranea ha visto ballare ministri, attori, cantanti, calciatori e quant’altri mai, ma i suoi privée hanno visto molto di più — era famoso per quello: le ragazze più belle di Firenze le trovavi lì, a scendere le scale da via de’ Sassetti e a scivolare, sinuose e (apparentemente) irraggiungibili, fra i divanetti e la pista da ballo. E a Firenze c’era anche il nightclubbing londinese e parigino senza aver bisogno di varcare le Alpi: si chiamava Tenax e quel che era un oscuro capannone in via Pratese divenne uno dei più famosi locali d’Europa.

Ma l’elenco delle discoteche di quegli anni è come la Spoon River di una gioventù collettiva: il sotterraneo Full Up (sovrano indiscusso delle notti del lunedì) o l’hollywodiano Kaja di San Donnino (e la mente li rimette insieme perché i proprietari erano parenti), l’Andromeda e le sue straniere o l’Energia di via Verdi dove facevi amicizia col giovane Carlo Conti o il Manila di Campi dell’ex campione di rock and roll acrobatico Rodolfo Banchelli, gli opposti anagrafici dello Space Electronic e dell’Happyland di Campi Bisenzio (case dei giovanissimi) o del Jackie’O. E tanti ne dimentico.

Qualcosa rimane ancora in piedi, oggi, di quei tempi. Altro, diverso altro, vive solo nei ricordi di chi c’era: il Villa Kasar sul lungarno Colombo, altra scommessa di Casodi, raso al suolo dalla burocrazia, o lo spettacolare Meccanò alle Cascine, cancellato da un incendio. E tutto il mondo dello spettacolo, della tv, della moda, faceva a pugni per essere protagonista delle notti fiorentine di quegli anni: non a caso David Bowie scelse Firenze per sposarsi con la modella Iman. Arrivare alla porta dello Yab o del Kasar e poter entrare con un cenno del capo e un sorriso era destino di pochi e soprattutto una scelta di Plinio, il buttadentro alla porta dei locali di Casodi e che oggi, se il Paradiso fosse una discoteca, sarebbe lui ad averne le chiavi.

Oh sì, formidabili quegli anni. Non perfetti, per carità, perché la notte era borderline e, se non stavi attento, finivi walking on the wild side, come cantava Lou Reed, finivi a fare un giro sul lato selvaggio. La droga girava anche allora e le risse fra buttafuori e clienti si facevano pure a quei tempi (indimenticabile una chiusura del portone dello Yab mentre fuori si usava un cartello stradale, sbarbato dall’asfalto, come un ariete...).

Oggi dicono che riapre il Central Park, poi il Full Up. Nostalgia canaglia. E mai che ci dicessero che si possono riaprire anche i nostri vent’anni.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro