PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Via Mariti, il dolore dei familiari: “Oggi saremmo stati insieme, chi ha sbagliato deve pagare”

Il fratello Mohamed Toukabri, uno dei cinque operai morti nel crollo, chiede verità sulla tragedia: “Doveva essere il suo ultimo impiego in cantiere: aveva un presentimento, non si sentiva sicuro”

Il crollo al cantiere di via Mariti

Il crollo al cantiere di via Mariti

Firenze, 1 maggio 2025 – Il primo maggio era da sempre, o almeno fin da quando entrambi vivevano in Italia, uno di quei giorni ’comandati’ che Sarhan e Mohamed Toukabri passavano insieme. Perché così riuscivano a colmare il vuoto che solo chi è lontano migliaia di chilometri da casa conosce. E perché stare l’uno accanto all’altro gli dava la possibilità di immaginarsi un futuro, di ricordare la Tunisia e di sognare di poter riabbracciare mamma e papà. Oggi Sarhan passerà la giornata da solo. L’amato fratello non c’è più: Mohamed Toukabri è una delle cinque vittime del crollo nel cantiere di Esselunga di via Mariti del febbraio scorso.

“Avremmo cucinato insieme, poi passeggiato per Napoli e parlato di lavoro e di come sta andando la nostra vita – racconta Sarhan, che da vent’anni vive nel capoluogo campano e lavora in un panificio –. Ha lasciato un vuoto immenso, era in Italia dal 1990, è partito ragazzino dalla Tunisia e qui è diventato un uomo. Non si può morire così”.

Separato e con due figli, Mohamed aveva 54 anni, e quello a Firenze doveva essere “il suo ultimo impiego in cantiere”. Il suo piano era infatti quello di “lasciare l’Italia, almeno per un periodo, e tornare dalla nostra famiglia in Tunisia”, racconta il fratello. “Aveva come una specie di presentimento – continua –, perché l’ultima volta che l’ho sentito sembrava non sentirsi più sicuro in quel cantiere. Poco dopo c’è stata la tragedia”.

Le indagini sul crollo, intanto, stanno proseguendo a ritmo serrato. Dopo più di un anno dalla tragedia, sono tre gli indagati accusati a vario titolo di concorso in crollo di costruzioni e concorso in omicidio colposo plurimo. Si tratta del tecnico che ha firmato il progetto della trave, Carlo Melchiorre, il titolare della ditta, Alfonso D’Eugenio, e il professionista fiorentino che ha approvato il progetto, Marco Passaleva. Secondo quanto ricostruito, il disastro del 16 febbraio scorso è riconducibile alle falle negli elementi prefabbricati (la trave e il dente) e i progetti che sono stati realizzati male ed eseguiti frettolosamente. La trave, si legge negli atti, è stata armata con una quantità di ferro che non poteva reggere i pesi (neppure il peso della trave stessa).

“È difficile perdere un fratello, ma è ancora più difficile perdere un figlio – aggiunge Sarhan, assistito dall’avvocato Giovanni Augello –. Ai miei genitori devo spiegare tutte le volte a che punto sono le indagini, rassicurarli su tempi e procedure. La verità però è che tutti, me compreso, attendiamo che sia fatta giustizia il prima possibile. Chi ha sbagliato deve pagare”.

Oltre a Mohamed, nel crollo hanno perso la vita Luigi Coclite, autotrasportatore 60enne, Taoufik Haidar, 43 anni, Mohamed El Ferhane, 24 anni, e Bouzekri Rahimi, 56 anni, tutti marocchini che abitavano in provincia di Brescia e di Bergamo. “Stavano solo lavorando per la famiglia, per mandare soldi in patria – conclude –. E guarda che fine hanno fatto. Per che cosa poi? Non si sa. È stato un errore umano, o forse una questione di risparmio, di soldi? Qualcuno ce lo dica, per favore”.