di Francesco Ingardia
"Sono io alla guida della coalizione e non rinnegherò mai quello che finora ho impostato. Mi muoverò con continuità dove abbiamo lavorato bene e dove pensiamo di completare i lavori, naturalmente con gli elementi di novità contenuti nel documento Pd-5Stelle". Una garanzia mischiata a un avvertimento agli azionisti di coalizione, quello di Eugenio Giani. Perché i conti del campo largo vanno fatti con il governatore uscente. Vero, con Conte, i 5stelle hanno mutato pelle, divenendo progressisti indipendenti, pronti a coalizzarsi coi nemici della prima ora per battere le destre, pronti, in Toscana, a entrare in giunta in caso di vittoria. Il quanto e come dipenderà dal peso delle urne. Il prezzo del ’campo largo a tutti i costi’ imbastito per volontà del Nazareno e culminato con l’abbraccio politico di Giani e Fossi a Taverna e Galletti, sono i mal di pancia continui dell’area moderata. Il cui sentiment è così riassumibile: il rischio non è solo quello di buttare all’aria quanto fatto in cinque anni di legislatura Giani, ma anche i dieci anni di governo Rossi. "Affermazioni che sono l’esatto contrario della realtà", tuona Giani, pronto col segretario Pd Fossi a fissare oggi il primo tavolo fisico di coalizione, atteso per mercoledì 27. Convinto, il presidente, che per quella data "le forze riformiste avranno deciso come presentarsi". Lo strappo tra Italia Viva e le quattro gambe di Avanti (+Europa, Azione, Psi e Repubblicani) persiste, anche se ieri è stata la giornata delle telefonate intrecciate, col governatore a fare da paciere. Lo stallo non verte tanto sul nome della lista o sulla negazione di un progetto laico sbocciato in inverno alle Giubbe Rosse, quanto su una "precostituita situazione di vantaggio di Iv" che i lib-dem lamentano. Con una lista unitaria pesata al 6% il primo collegio a scattare sarebbe quello di Firenze, con Stefania Saccardi in pole per il ritorno in giunta e Francesco Casini per il Consiglio, scattando come secondo più votato. Il grimaldello allora per blindare eletti di Azione o +Europa sarebbe quello del listino bloccato, perché "gli eletti non possono essere espressione solo di una componente politica". La trattativa va avanti. In caso di fumata nera le liste di centro a quel punto potrebbero triplicarsi: una civica del presidente, quella di Italia Viva (con o senza simbolo?) e quella di Avanti senza la dicitura “con Giani“, con l’onere delle firme da presentare. Anche se i quattro partiti mirano a rendere autoapplicativa una ’leggina’ nazionale che esonerebbe dalla raccolta forze politiche con esponenti in parlamento.
Intanto nelle chat dei riformisti Pd e dei renziani torna ad impazzare un video di trentanove secondi. C’è chi si gratta la pancia dal ridere e chi preferisce appellarsi al Maloox pur di digerire "le giravolte della politica". Nel 2025 Paola Taverna è la vicepresidente vicaria dei 5Stelle di Beppe Conte che ha siglato con il candidato del campo largo Eugenio Giani un contratto di governo in 23 punti in vista delle regionali del 12 e 13 ottobre. Ma tre anni prima di divenire vicepresidente del Senato, il 31 luglio 2015, con Matteo Renzi a Palazzo Chigi, la stessa Taverna, grillina barricadera, lanciava un trittico di anatemi ai dem: "Mafiosi, siete delle m***e, ve ne dovete andare, dovete morire". Tant’è.