
Il governatore Eugenio Giani e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi attendono ancora la candidatura
"E adesso? Andiamo avanti come fanno i navigatori che ricalcolano sempre il percorso. Ogni giorno c’è n’è una". E’ il lamento in casa Pd. Il pentolone delle Regionali continua a bollire. Ancor di più dopo la ‘rimestata’ di Giovanni Donzelli. Quel "pronti a parlare del terzo mandato" del responsabile nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia rivolto agli alleati di Lega e Forza Italia in realtà ha fatto drizzare le antenne anche al centrosinistra. Chi si attendeva una schiarita sulle nomine dei candidati governatori una volta chiusa la partita del referendum rischia (ancora una volta) di rimanere a bocca asciutta. "L’uscita di Donzelli? Pura tattica", provano a stemperare i dem. Convinti che in seno al governo di Giorgia Meloni ci sia il timore di una sconfitta sonora alle prossime Regionali: "Temono il 4-1 e allora la premier che fa? Si rimangia tutto sul terzo mandato creando uno scompiglio incredibile in Campania e in Toscana", dicono gli schleiniani. Perché sì, diciamo pure che l’esigenza del Nazareno di mettere a punto un assetto unitario, da Italia Viva al M5s, nelle 5 regioni al voto (d’autunno oppure, dietro decreto del Viminale, nella primavera del ’26) come antipasto di campo larghissimo in vista delle politiche del 2027 rischierebbe di scricchiolare nel caso in cui lo sceriffo Vincenzo De Luca rientrasse in partita con una legge erga omnes sul terzo mandato di fila per i governatori. Il nodo De Luca per il Pd è direttamente proporzionale a quello di Luca Zaia per la Lega. Le nomina a cascata di Eugenio Giani e Alessandro Tomasi dipendono da loro. L’accordo tra Pd e 5Stelle sul profilo pentastellato di Roberto Fico all’ombra del Vesuvio è dirimente per spianare la strada alle stesse forze politiche all’ombra del Cupolone.
"Prima poteva avere un senso tenere tutto insieme – dicono sempre nel Pd –. Ma se la Campania richiede più tempo, è immaginabile svincolare prima le altre regioni". Un’idea più precisa potrebbe uscire già in settimana con la 5 giorni della Festa dell’Unità "dal basso" al Galluzzo. Giani è atteso giovedì alle 18.30, mentre i fedelissimi di Elly Schlein, Emiliano Fossi e Marco Furfaro, saranno sul palco dalle 21. "L’occasione perfetta per conciliaboli e per fare il punto della situazione", suggerisce un alfiere Pd, con un tocco di malizia.
Nel centrodestra, invece, il sindaco meloniano di Pistoia Tomasi continua a rimanere cardinale: nessun conclave in vista per farlo uscire papa. Per quanto, da Fratelli d’Italia, si faccia sentire il suo vice coordinatore regionale Diego Petrucci sfruttando il gancio del mancato quorum del referendum su lavoro e cittadinanza. "Anche in Toscana il campo larghissimo, ben più largo della coalizione che appoggia Eugenio Giani, non arriva neppure al 40% – la sferzata –. I toscani non credono più a questa sinistra che ha voluto spaccare i sindacati sul tema del lavoro e non è riuscita nell’intento di far quantomeno sussultare per un secondo il Governo Meloni. Adesso è il momento di correre a più non posso fino alla data del voto ma bisogna sciogliere quanto prima la riserva sul nostro candidato Alessandro Tomasi". Il punto è che la Lega sarebbe anche d’accordo, in cambio del Veneto, ma non Forza Italia. Pronta settimana prossima a presentare in solitaria prima alla stampa il programma elettorale e subito dopo a elettori e iscritti con una iniziativa a Viareggio. Gli azzurri restano gli unici sull’Aventino "fino a indicazione contraria del nazionale", gli unici arroccati dietro la mancanza di un "vero tavolo regionale", gli unici contrari a una lista civica di moderati voluta da Tomasi. "Qual è l’intento? Arruolare civici di centrosinistra o senza alcuna esperienza politica oppure svuotare Forza Italia candidando esponenti di centrodestra? In questo caso: no grazie". Fra.Ing.