
La gru, ormai da 20 anni, davanti agli Uffizi (Foto New Press Photo)
Firenze, 8 maggio 2025 – Simone Verde guarda la gru del cantiere degli Uffizi dal Corridoio di Mezzogiorno, al secondo piano delle Gallerie, affollato di turisti. E si immagina di scorgere per la prima volta lo skyline finalmente libero di Firenze. Non l’ha mai visto nemmeno lui perché sono vent’anni che nel cielo della città di Dante si stagliano due immense giraffe di ferro. Dal giorno del suo arrivo, in silenzio, senza proclami ha provato a realizzare un sogno. Adesso ci è riuscito.

Allora, direttore, ci siamo. La gru viene giù dopo vent’anni?
“Sì, ci siamo. Toglieremo la maledetta gru entro cinquanta giorni da oggi”.
Era un impegno preso appena arrivato….
“Ho assunto due impegni straordinari, oltre agli interventi ordinari per il rilancio del museo. Andavano mantenuti”.
Ha riaperto i nuovi Appartamenti Reali, sono in corso i bandi per gli interventi di recupero del giardino di Boboli e ha riallestito molte sale. Ma questa era una sfida...
“Questa, e la riapertura del Corridoio Vasariano già andata in porto”.
Ma sul piano fattuale è stato così difficile?
“Non è stata un’operazione semplice. Abbiamo dovuto lavorare alacremente a una generale riorganizzazione del cantiere, razionalizzando le fasi e concentrando la maggior parte degli approvvigionamenti nel periodo appena trascorso affinchè il materiale da portare nel cantiere con la gru fosse soltanto residuale”.
Eppure c’è da fare chiarezza una volta per tutte: la gru serve ancora per il cantiere dei Nuovi Uffizi?
“Servirebbe ancora, ma a fronte della riorganizzazione del cantiere, la gru è uno strumento sovradimensionato per le attuali esigenze. Verrà sostituita con un montacarichi finanziato con una sponsorizzazione collettiva di imprenditori cittadini ai quali va tutta la nostra riconoscenza”.
Circola da settimane l’indiscrezione che tirare giù la gru costi come 400 mila euro...
“No, lo smontaggio in realtà è gratuito perchè compreso nel contratto con la ditta che cura il cantiere dei Nuovi Uffizi. Tra i 170 e i 180 mila euro sono una serie di spese per consentire il sistema alternativo di trasporto materiali: dal montacarichi ai muletti”.
A che punto è il cantiere?
“Procede secondo i tempi. E noi, come accaduto per il Vasariano, saremo estremamente attenti al rispetto del calendario. È ovvio che possono esserci degli imprevisti, trattandosi di un edificio storico”.
Cantiere avviato nel 2006. Perché ci sono voluti vent’anni?
“E’ stato un cantiere lungo e complesso ed è ora che venga concluso”.
Diceva, i costi se li accollano gli imprenditori privati, una sorta di ’coalizione dei volenterosi’ dell’arte...
“Si tratta di una cordata di cui fanno parte Stefano Ricci, Leonardo Bassilichi con le sue imprese, Giorgio Moretti (lo stesso che ha acquistato il Castello di Sammezzano, ndr), Stefano Gabrielli di Enic, Elisabetta Fabri di Starhotel, Toscana Aeroporti presieduta da Marco Carrai, la Fondazione Cassa di Risparmio e Confindustria, che va ringraziata particolarmente nelle persone del presidente Bigazzi e del direttore Bandinelli anche per il ruolo di coordinamento e di stimolo. Ci hanno creduto da subito”.
Tutto è partito da un suo appello?
“Sì, ed hanno risposto con entusiasmo. Perché questo scempio estetico era sullo stomaco di tutti”.
In effetti non circola una foto priva della gru...
“Le amministrazioni pubbliche che attirano milioni di visitatori sono sotto la lente della stampa internazionale e rappresentano un simbolo di efficienza e dignità della nazione. Ne consegue che avere una gestione amministrativa e tecnica efficace sia un elemento fondamentale per l’immagine dell’Italia, per i cittadini che di fatto sono i finanziatori e per tutti coloro che dall’estero guardano il nostro paese”.
Nel tempo è stato creato anche un canale social: Gru in Florence, non un granchè quanto ad immagine...
“Qualcuno, approfittando dei ritardi, ha addirittura aperto una pagina social. Adesso, grazie a dio, dovranno chiuderla. Era una delle mie ossessioni (ride)”.
Ha agito in segreto, quasi nell’ombra...
“Non ho agito in segreto. Mi piace annunciare le cose solo quando posso portarle a compimento”.
I tempi, i tempi...
“Cinquanta giorni e cercheremo di velocizzare”.
Diciamo fine giugno...
“Esatto”.
Sarà un giorno di festa
“Organizzeremo una cerimonia perché il giorno diventerà simbolico: l’inizio della fine del cantiere e la rinascita delle Gallerie”.
Ha una squadra valida che la supporta?
“Valerio Tesi, soprintendente di Pisa che è il Rup, insieme a Chiara Tettamenti che è la direttrice lavori dei Nuovi Uffizi, ai quali va il mio ringraziamento. Ma ringrazio anche al Consorzio Integra con il quale collaboriamo fattivamente”.
Poi ci sono i cantieri che impattano...
“Questo è il primo step, poi riorganizzeremo l’intera area-cantiere. Attualmente ce ne sono due: ne rimarrà solo una in cui concentreremo i materiali. Siamo in contatto con il Comune che ci aiuta”.
Al cantiere dei Nuovi Uffizi cosa manca?
“Due nuovi ascensori per garantire di salire ai piani della galleria. Sono una priorità assoluta. Dovrebbe rivedere la luce, entro fine autunno, anche lo scalone lorenese che era l’ingresso monumentale degli Uffizi ma da sei anni è coperto dalle impalcature e se n’è persa memoria. Verrà riaperto al pubblico con tutto il suo apparato monumentale di busti e statue”.
E infine?
“Restituiremo ai visitatori l’ala di Levante che sono 15 sale: ospiteranno l’arte e la pittura italiana dal ’600 alla fine del ’700”.
Ci sono anche progetti per spostare l’ingresso, aveva ventilato in passato...
“A breve partirà la gara per la nuova sezione di storia delle collezioni, la più grande al mondo. E quanto al nuovo ingresso delle Gallerie, lo confermo, sarà in sala Magliabechiana con il superamento complessivo del progetto Isozaki, sancito fortunatamente dalla moltiplicazione esponenziale dei visitatori”.
Già, i visitatori nel frattempo sono raddoppiati...
“I percorsi immaginati all’epoca di Isozaki erano tortuosi e, allora, c’era un milione di visitatori. Oggi ne abbiamo quasi il triplo solo per gli Uffizi. Più di cinque milioni se consideriamo anche Boboli e Pitti”.