La storia di Serena. "Cerco un lavoro ma mi dicono no perché ho un tumore"

Congedata all’ultimo colloquio: "Non posso nascondere la mia malattia"

Firenze, 30 marzo 2023 – Per ricostruire la sua vita, scombussolata da un tumore, cerca un lavoro.

Ma quando all’ultimo colloquio, ha parlato di sé e anche della sua malattia, il clima dell’incontro si è guastato.

E le buone possibilità di essere assunta part time presso un’azienda nel campo della ristorazione, si sono congelate, nell’imbarazzo balbettante di un "e poi come facciamo?"

Ma Serena Mini, 54 anni, non ci sta. "Mi dicono che non avrei dovuto dirlo. Ma io vado a testa alta. Perché non dire che sei in cura? Vivo fra due parentesi, fra una tac e l’altra perché ho un follow up molto serrato. Ma questo non mi impedisce certo di lavorare".

Invece, la malattia è stata ancora un problema. Di più: un boomerang. Quando non ha nascosto a chi avrebbe potuto assumerla di avere il cancro, la sua professionalità o la sua volontà sono passati in secondo piano, a fronte del “rischio d’impresa“ a cui Serena ha risposto toccando ferro, sfogandosi in un post sui social.

Eppure, la sua storia non è molto lontana da quella di tanti altri. Nel 2016, quando si è separata, con i suoi figli ha lasciato Bergamo, dove si era trasferita per amore, ed è tornata a Firenze, dove vivono i suoi genitori.

"E già qui, rispetto alla Lombardia, ho trovato una soluzione molto più difficile dal punto di vista occupazionale", premette.

Poi, nel 2019, arriva il male. Un primo intervento d’urgenza. Poi ne serve un altro.

L’operazione viene programmata assieme alla pandemia, il covid ("Ho preso anche quello") complica tutto, anche le sue condizioni di salute. Sono stati mesi duri, per Serena. Durissimi.

Ma ora, che il peggio è alle spalle, vuole riprendersi la sua vita. E la rinascita passa anche attraverso un lavoro: per pesare di meno sui genitori, anziani ma indispensabili, per non richiedere il reddito di cittadinanza. Comincia la ricerca.

"Si sa, non è facile a 54 anni, per di più donna - aggiunge Serena -. Ho saputo di questa azienda che cercava, per altro non rientrava neanche nel campo del mio know how ma mi son detta “fa lo stesso“. Al colloquio ho spiegato tutto, non potevo non dirlo, ho pensato che avrebbero avuto anche degli sgravi vista la mia invalidità. Io poi sto bene!"

Invece, alla parola cancro le possibilità di essere assunta si sono polverizzate. "Vaffa" è stata la prima reazione. Ma poi, la medesima "voglia di ricostruire e rimettere i pezzi di un puzzle che si era disgregato", è stata più forte.

E alla fine anche quel vaffa, ragionando, può diventare qualcosa di utile per altri nella sua stessa situazione.

«E’ pieno di malati come me, li vedo nelle sale d’attesa dell’oncologia. Il problema sono le politiche sociali che stanno scomparendo. Arresa? No. Da quel colloquio sono uscita avvilita, mi sono detta: non ne faccio più. Invece potrebbe essere stata la spinta per dare vita davvero a un mio sogno, che sto coltivando con un’amica: quello di aprire un’agenzia di comunicazione. Io assumerei per prime le persone che hanno sofferto e darei loro una nuova possibilità".

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